Ciao a tutti e benvenuti a una nuova intervista.
Poche settimane fa abbiamo parlato di “Illusi – Diario di favole mai raccontate”, il libro d’esordio di Simone Vannetti. Si tratta di un fantasy particolare, ambientato in uno dei periodi più turbolenti della storia recente dell’umanità e ricco di riferimenti al folklore occidentale. Oggi andremo a fare quattro chiacchiere con l’autore, per capire meglio com’è nata quest’opera e quali sono i messaggi che vuole trasmettere.
Ciao Simone e grazie per aver accettato di parlare un po’ con noi! Potresti spiegarci com’è nata l’idea di scrivere “Illusi”?
L’idea di scrivere Illusi nasce dopo anni di passione per la scrittura, il fantasy ed il folklore. Nello specifico ho sentito il bisogno di elaborare qualcosa di strutturato che potesse dare forma a quanto assorbito in questo percorso.
La scelta di inserire le creature del folklore occidentale in un periodo storico poco esplorato nel genere fantasy è molto intrigante. Cosa ti ha spinto a preferire gli anni ’20 alla modernità o al classico medioevo?
Ho sentito il bisogno di distaccarmi dai canoni classici medievali, ci sono tantissime opere che trattano il genere in quel periodo e forse vi è la necessità che il fantasy se ne separi un po’ per dare ossigeno al genere. Il presente invece sta cancellando la magia e le tradizioni rimpiazzandoli con il progresso e la tecnologia dunque non mi ha dato lo stimolo per un inserimento contemporaneo. Gli anni ’20 sono secondo me l’ultimo periodo storico in cui il folklore e la magia erano veramente sentiti dalla comunità e quindi ho scelto questa epoca perché non troppo lontana dai nostri giorni ma ancora legata ai miti e alle tradizioni.
Ci sono autori che ritieni abbiano influenzato il tuo percorso come scrittore?
Ci sono molti autori che ammiro ma se devo sceglierne alcuni per primo nomino Tolkien, forse scontato ma sono cresciuto con le sue opere e nello specifico lo Hobbit è il mio libro preferito in assoluto. Dopo direi Neil Gaiman perché ha uno stile narrativo unico ed inimitabile, il romanzo Nessun dove è un’opera che mi ha influenzato enormemente nella stesura.
Trovo interessante l’idea di rendere la Prima Guerra Mondiale e i progressi dell’industria due dei “motori” del potenziale sconto tra gli esseri umani e il Sottomondo. Hai cercato di inserire del romanzo una critica ad alcune delle azioni più distruttive messe in atto dall’uomo nel corso degli ultimi decenni?
L’opera è letteralmente una critica al progresso industriale incontrollato basato sulle brame di potere da parte dell’essere umano al punto che negli ultimi 100 anni si è letteralmente scordato degli equilibri naturali. La prima guerra mondiale è poi il catalizzatore di un caos che ha coinvolto il mondo intero e numerose nazioni come nessun altro evento nella storia. Il Sottomondo invece è il rappresentante diretto di un equilibrio che mette al centro la natura ed il mondo rurale. Con Illusi ho voluto lanciare anche un messaggio di sensibilizzazione che potesse far riflettere sulle condizioni in cui verte il nostro pianeta.
In futuro ti piacerebbe scrivere altri libri? Se sì, pensi di continuare a esplorare il genere fantasy o intendi cambiare direzione?
Sto già lavorando ad un secondo volume della saga che penso vedrà la luce tra circa un anno. Per il resto il fantasy è al momento il mio genere principale ma ho già in cantiere un’opera che tratterà tematiche molto diverse. Un modo per dimostrare a me stesso che posso spaziare nella narrativa e tra tematiche diverse.
Grazie mille per il tempo che ci hai dedicato, Simone!
Per maggiori informazioni su “Illusi – Diario di favole mai raccontate”, potete visitare il sito della casa editrice, dov’è anche possibile acquistarlo: http://www.portoseguroeditore.com/product/illusi/