Come sappiamo il mondo odierno è oramai “globalizzato”, e non esistono quasi più quei confini nazionali (almeno idealmente) che limitavano le nostre aspettative di calpestare il suolo estero. La possibilità di viaggiare verso una nazione europea e oltre, la richiesta di menti brillanti al di fuori dei confini nazionali, oppure quel nuovo compagno di classe “straniero” che si siede al banco vicino al nostro, o il nuovo collega di lavoro di madrelingua inglese col quale dovremmo condividere lo stesso reparto, sono tutti elementi che invogliano (o quantomeno dovrebbero invogliare) ad apprendere una lingua straniera.
L’italiano medio tradizionalista tende a rifugiarsi nei classici stereotipi del “tanto mica debbo andare all’estero a vivere“, oppure “sono italiano e parlerò solamente italiano“, e non ultima “tanto c’è Google translate su internet“. Tuttavia quell’occasione per approcciare con il/la turista straniera/o in giro per Roma, quell’annuncio di lavoro per quell’impiego in un’ambasciata, quella serie TV disponibile solamente in lingua originale, fanno poi mordere le mani per la mancata “intraprendenza di curiosità” nell’essersi cimentati in un una lingua diversa da quella d’origine.
Personalmente ho trovato molto gradevole apprendere i primi rudimenti della lingua francese, mai studiata a scuola per via della totalità dell’inglese, e ammetto che un pizzico in più di autostima sorge nelle viscere recondite del mio animo. Il piacere di snocciolare quelle piccole “frasette” in personali situazioni lavorative a contatto con turisti e non, ripaga il tempo dedicato alla lingua d’oltralpe, seppur la perfezione è ovviamente lontana!😁
È comprensibile che i vari impegni quotidiani, il costo nel frequentare scuole di lingua (non così elevato), e la paura di essere lenti nell’apprendimento facciano demordere anche il più ardimentoso dei novizi, ma per dirla in francese:
“ç’est fou, mais ce belle”