Il mio 2023 videoludico

Immagine tratte dal remake di Demon's Souls, The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom e Super Mario Bros. Wonder

Per il mondo dei videogiochi, il 2023 è stato un anno incredibile, ricco di uscite importanti e di annunci memorabili. Non ho avuto modo di giocare a ogni pezzo da novanta arrivato sugli scaffali e conto di recuperarne qualcuno in futuro, ma ho acquistato tutti quelli che mi interessavano di più e ho passato svariate ore con una gamepad tra le mani, anche per merito dell’acquisto di una PlayStation 5 nella parte iniziale dell’anno. Come da tradizione, in quest’articolo andrò a ripercorrere gli scorsi dodici mesi, soffermandomi sui videogiochi ai quali ho dedicato più tempo. Potete trovare le edizioni precedenti QUI (2020), QUA (2021) e QUO (2022). Iniziamo!

Gennaio

Gennaio è stato l’ultimo mese che ho trascorso in compagnia della PlayStation 4 e l’ho iniziato portando a termine Ghost of Tsushima, gioco la cui componente narrativa mi ha coinvolto dall’inizio alla fine e del quale ho apprezzato anche gli scontri con i nemici e le numerose abilità a disposizione del protagonista. Spero tantissimo in un sequel.

Ghost of Tsushima

Una volta conclusa l’avventura di Jin Sakai, mi sono tolto uno sfizio e mi sono buttato su Phantasy Star Online 2. Dopo averlo atteso per anni (è rimasto confinato in Giappone per parecchio tempo) speravo di potermi divertire a lungo con il MMORPG di Sega, ma purtroppo mi sono stufato dopo una decina di ore scarse, anche a causa della presenza di un numero di menù enorme e di scritte minuscole. Purtroppo non sono mai riuscito ad apprezzare appieno i giochi online, ma speravo che PSO 2 potesse rappresentare un’eccezione, anche perché ai tempi del GameCube avevo adorato giocare al primo in multipayer locale. Forse mi illudevo di ritrovare la spensieratezza delle scuole medie, quando potevo permettermi di dedicare interi pomeriggi ai videogiochi e bastava una telefonata per radunare tre amici con i quali portare avanti l’avventura sul pianeta Ragol.

È andata meglio con Star Wars Jedi: Fallen Order, avventura con elementi souls-like che mi ha restituito delle sensazioni simili a quelle provate durante la visione dei film migliori della saga cinematografica creata da George Lucas. La storia di Cal Kestis mi ha coinvolto e appassionato, così come la crescita dei suoi poteri, regolata da un albero delle abilità ben pensato. In generale il sistema di combattimento mi è piaciuto, mentre ho avuto qualche problema in più con l’esplorazione e gli enigmi ambientali, non sempre ispiratissimi. L’assenza del viaggio rapido ha reso alcune sequenze più tediose del necessario. La durata della trama principale mi è sembrata giusta, anche se devo ammettere di aver fatto le ultime due ore di gioco un po’ controvoglia. Prima o poi giocherò al sequel, ma non ho troppa fretta.

Febbraio

Febbraio è stato il mese in cui ho approfittato di un’offerta un po’ meno ladrona di altre per portarmi a casa la PlayStation 5. Il giorno in cui è arrivata è stato parecchio intenso, perché mi sono divertito a scoprire tutte le novità, testare le potenzialità del DaulSense (Astro’s Playroom è il gioco perfetto per farlo, ma ci torneremo) e installare alcuni giochi.

Inizialmente pensavo che il gioco con il quale avrei inaugurato la console sarebbe stato God of War Ragnarok (incluso nel bundle acquistato), ma poi mi sono reso conto che tra i giochi disponibili con il mio abbonamento PlayStation Plus c’era il remake di Demon’s Souls e non ho esitato a buttarmi a capofitto nel regno di Boletaria, pronto a sfruttare l’esperienza accumulata con Bloodborne ed Elden Ring per farmi valere.

A parte qualche sequenza piuttosto frustrante (ho detestato la palude con ogni fibra del mio essere), il viaggio è stato pieno di soddisfazioni e continue scoperte. Mi sono divertito parecchio, tanto da trovare la voglia di ricominciare il new game plus e sbloccare ogni trofeo. Non è stato facile e ho pensato di arrendermi più volte, ma alla fine sono riuscito a mettere le mani sull’agognato platino (a fine aprile).

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C’è stato un altro gioco sul quale ho passato un buon numero di ore nel corso di febbraio: WWE 2K22. Da amante del wrestling, mi sono parecchio divertito a provare le numerose superstar presenti, esplorare il nuovo sistema di combattimento (ero rimasto fermo a quello di WWE 2K17!), creare qualche CAW e buttarmi sulle varie modalità. Avevo grandi aspettatevi per la My GM, che però si è rivelata parecchio limitante e di gran lunga inferiore a quella presente in giochi molto meno recenti (anche alla sua prima apparizione in SmackDown! vs Raw 2006 era fatta meglio). Nonostante questo limite, penso che avrei portato avanti il gioco a tempo perso se solo a un certo punto non fosse stato tolto dal Plus.

WWE 2K22

Marzo

Oltre a portare avanti Demon’s Souls, nel corso di marzo ho anche passato qualche ora su Tales of Symphonia Remastered. Purtroppo sono rimasto abbastanza deluso da questa riproposizione del mio jrpg preferito ai tempi del GameCube, perché ha dimostrato dei limiti tecnici imbarazzanti e ingiustificabili, soprattutto per quanto riguarda il frame rate. La delusione mi ha fatto passare la voglia di portarlo a termine, anche se non escludo di riprenderlo in mano in futuro, nella speranza che i problemi siano stati risolti con un qualche aggiornamento.

Al termine della prima run su Demon’s Souls, mi sono concesso una piccola parentesi con Astro’s Playroom, platform 3D delizioso che si è rivelato ben più profondo di una semplice tech demo. Nonostante la sua brevità, il gioco mi ha divertito tantissimo, soprattutto per i modi creativi in cui ha sfruttato ogni caratteristica del DualSense. Carinissime anche le numerose citazioni al passato di PlayStation. Ho portato a termine l’avventura in una manciata di ore e ne ho spese un altro paio per sbloccare ogni trofeo (è stato il platino più facile di sempre!).

Nel corso del mese ho giocato anche a Soul Hackers 2, che purtroppo si è rivelato uno dei jrpg di Atlus meno ispirati di sempre. Pur non essendo brutto, il gioco ha pochi elementi in grado di elevarlo al di sopra della mediocrità e neppure il solido sistema di combattimento riesce a nascondere la piattezza della trama, della maggior parte dei personaggi e dei dungeon, ben poco stimolanti da esplorare. L’ho abbandonato dopo una quindicina di ore e non so se troverò mai la voglia di riprenderlo in mano per portarlo a termine.

Aprile

Nel corso di aprile ho platinato Demon’s Souls e portato un po’ avanti Tales of Symphonia e Soul Hackers 2.

Maggio

Dopo una prima parte del mese priva di sussulti, il 12 maggio è iniziato il mio chiusone su The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom. Sono un’amante della saga da quando ero bambino e anche quest’ultimo capitolo mi ha regalato tantissime soddisfazioni, soprattutto per quanto riguarda l’esplorazione e i Sacrari, che nel complesso ho preferito a quelli di Breath of the Wild. Sui dungeon c’è stato qualche passo avanti rispetto al capitolo precedente, ma li ho comunque trovati tutti inferiori a quelli degli Zelda in 3D più classici. Ho però amato le missioni da affrontare per raggiungerli e gli scontri con i boss (soprattutto Colgera!). Ammetto che mi sarei aspettato un po’ di più dalle isole nel cielo, che dai trailer sembravano il fulcro dell’esperienza. A parte quella sulla quale si svolge il tutorial (praticamente perfetta), tutte le altre sono abbastanza piccole e simili tra loro, con poche eccezioni degne di nota. Anche la parte sotterranea nella mappa non mi ha fatto impazzire, soprattutto a causa della sua monotonia. Mi auguro che il prossimo Zelda possa contare su una mappa meno vasta ma strutturata meglio.

Non posso lamentarmi, invece, della densità di cose da fare, perché mi è capitato più volte di partire per andare dal punto A al punto B della mappa e di arrivare a destinazione solo dopo due ore, distratto com’ero da grotte, pozzi, Korogu da aiutare, nemici con i quali scontrarsi e altro ancora. Certo, con il passare delle ore tutti questi contenuti hanno perso un po’ della loro freschezza iniziale, ma nel complesso ho sempre trovato qualche attività in grado di divertirmi.

Per quanto riguarda i nuovi poteri, devo ammettere di aver usato l’Ultramano meno di quel che mi sarei aspettato, perlomeno al di fuori dei dungeon. Certo, in alcune occasioni mi è tornata utile per risolvere qualche enigma ambientale, ma a livello dell’esplorazione sono quasi sempre riuscito a farne a meno senza problemi. Comunque l’ho trovata un’aggiunta carina, anche se meno grossa di quel che mi era sembrata prima dell’uscita del gioco. Al contrario, la possibilità di attraversare quasi tutti i soffitti si è rivelata molto più utile del previsto e ammetto che farei fatica a riprendere in mano Breath of the Wild con la consapevolezza di non poterla sfruttare.

La fusione ha reso un po’ meno fastidiosa la fragilità delle armi, ma sinceramente avrei rimosso del tutto la feature e reso eventualmente possibile potenziare la spada principale e ottenere altre armi utili come ricompense eterne (in stile Elden Ring, per intenderci).

La possibilità di far tornare indietro il tempo si è rivelata utile da usare per risolvere gli enigmi, ma durante gli scontri non l’ho usata molto.

Una critica sollevata da molti e con la quale mi trovo d’accordo riguarda la struttura narrativa di Tears of the Kingdom, che si rifà a quella di Breath of the Wild senza però poter contare sulle sue stesse “giustificazioni”. Nel gioco precedente aveva senso recuperare i ricordi di Link in ordine sparso, dopotutto non è che detto che chi soffre di amnesia riesca a sbloccare la propria memoria in ordine cronologico. In Tears of the Kingdom, le lacrime presenti nel titolo permettono di rivivere alcuni eventi del passato e devono essere trovate in ordine per acquistare un senso. Certo, il gioco si impegna a far capire presto al giocatore come procedere per evitare spoiler, ma il tutto si sposa male con l’enorme libertà concessa. Inoltre, uno degli snodi narrativi più riusciti perde molta della sua potenza a causa del finale del gioco.

Per quanto riguarda il futuro della serie, mi auguro che si possa arrivare a un compromesso tra l’open world, dei dungeon più strutturati e diversi l’uno dall’altro, una narrazione lineare e il senso di progressione presente nei vecchi capitoli.

Giugno

Oltre a portare avanti Tears of the Kingdom (che ho finito solo a settembre), nel corso di giugno ho iniziato a giocare anche a Toumayhem, una visual novel realizzata dalla mia amica Crescendo. Per quanto le prime ore di gioco mi siano piaciute, non l’ho mai finita e spero di riuscire a farlo nel corso del 2024.

Luglio e agosto

Dopo aver adorato la demo di Final Fantasy XVI, a luglio ho messo le mani sul gioco vero e proprio e l’ho portato a termine nel corso di agosto. Mi sono divertito parecchio e ho apprezzato buona parte della trama, però devo ammettere che non è stato tutto rose e fiori. Per quanto il sistema di combattimento non mi sia dispiaciuto, avrei preferito una componente strategica più marcata e sarebbe stato bello poter intervenire di più anche sulla personalizzazione dei personaggi. La componente narrativa in stile Game of Thrones si è mantenuta su ottimi livelli per circa due terzi dell’avventura, poi purtroppo sono arrivati con prepotenza alcuni dei cliché tipici del genere e il mio interesse è sceso sotto le scarpe. Riesco a pensare ad almeno tre antagonisti più interessanti del boss finale.

Settembre

A settembre ho approfittato di un regalo di compleanno ricevuto qualche settimana prima per acquistare Persona 4 Golden su Nintendo Switch. Avendo già portato a termine il gioco liscio un po’ di anni fa, questo recupero è servito più che altro a rivivere l’esperienza e scoprire di persona i nuovi contenuti aggiunti. Nel corso del 2023 sono arrivato circa a un quarto del gioco e credo che lo porterò avanti con calma anche nel corso del 2024.

Durante il mese è anche iniziata la mia avventura con Baldur’s Gate 3, gioco che mi ha colpito fin da subito per la qualità dell’editor per la creazione del personaggio e per la libertà lasciata al giocatore. Pur conoscendo solo indirettamente il mondo di Dungeons and Dragons sono comunque riuscito a immergermi delle dinamiche del gioco senza grossi problemi, al netto di qualche dubbio nelle prime fasi. A farmi storcere un po’ il naso è stata però la lunghezza e la difficoltà dei combattimenti, che in alcuni casi ho trovato frustranti. Abbassare il livello di difficoltà mi ha permesso di godermi di più l’esperienza, che tra una cosa e l’altra non ho ancora portato a termine (sono nel pieno del secondo atto).

Ottobre

Oltre a portare avanti Persona 4 Golden e Baldur’s Gate 3, a ottobre ho giocato anche a Super Mario Bros. Wonder, la nuova avventura 2D dell’idraulico baffuto a una decina di anni di distanza dall’ultima. Mi è piaciuta tantissimo per la ventata di novità che ha portato con sé e l’incredibile voglia di sperimentare con la formula classica della serie. La presenza dei Semi Meraviglia, capaci di cambiare a 360° il modo in cui affronta un livello, dei nuovi power up (soprattutto l’elefante e la trivella) e delle spille ha contribuito a dare a Wonder un’identità precisa, che l’ha reso distinguibile con facilità da ogni altro capitolo della serie. Anche il nuovo stile grafico e le animazioni super espressive di personaggi e nemici hanno permesso di allontanarsi dalla cifra stilistica dei New Super Mario Bros., che ormai aveva stufato un po’ tutti.

Novembre e dicembre

In questi due mesi mi sono limitato a portare avanti alcuni dei giochi di cui ho parlato in precedenza e a risparmiare in vista di alcune uscite del 2024 che mi fanno molta gola (*coff* Persona 3 Reload *coff*).

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Autore: Alessandro Bolzani

Mi chiamo Alessandro e, oltre a essere un giornalista, sono l’autore del libro urban fantasy Cronache dei Mondi Connessi – I difensori del parco, edito da PAV Edizioni. Nel 2023 ho vinto il concorso Sogni di Fantasy 2 con il racconto Sylenelle, ladra di sogni. Collaboro anche con la rivista Weirdbreed, per la quale ho realizzato il racconto La carne più buona del mondo, alcuni articoli e delle interviste. Nel mio blog, Pillole di Folklore e Scrittura, parlo di libri, scrittura creativa, mitologia, credenze popolari e, in generale, di tutto ciò che mi appassiona.

2 pensieri riguardo “Il mio 2023 videoludico”

  1. che bel post, e che memoria nel collocare le varie partite ^^
    anche a me piacerebbe fare un post simile ma visto che parlo già durante l’anno dei miei giochi non avrebbe molto senso farlo a fine anno

    invece complimenti per il platino di demon souls; il nuovo super mario deve essere bellino, ma io sono fermo al nintendo 3ds quindi… poi non so, a volte vedo dei gp che mi fanno pensare che questa saga richieda troppa precisione per la mia pazienza

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    1. Grazie! Ho un file nel quale segno tutto, altrimenti pure io perderei vari giochi per strada ahahah Sì, effettivamente se parli spesso di videogiochi potrebbe essere meno utile un riepilogo di questo tipo. Io ammetto di scriverlo soprattutto per me, perché mi diverto a rileggere le mie impressioni su alcuni titoli a mesi/anni di distanza.

      Per quanto riguarda Super Mario Bros. Wonder, posso dirti che nel complesso la difficoltà non è delle più alte, perlomeno se ci si limita ai livelli necessari per arrivare ai titoli di coda. Quelli extra sono senz’altro più impegnativi, ma non sono poi molti.

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