Yu-Gi-Oh! censurato: quando le pistole spariscono e i cattivi indicano minacciosamente

Chiunque abbia visto Yu-Gi-Oh! da bambino ricorda con affetto le carte brillanti, i duelli epici e… la totale assenza di pistole, sangue, morte, o strangolamenti in diretta. Ma basta aprire un volume del manga originale di Kazuki Takahashi per capire subito che qualcosa non torna. O meglio: qualcosa è stato censurato, addolcito, sminuzzato, bollito e servito con contorno di “amicizia è magia”.

Benvenuti nel meraviglioso mondo della censura televisiva, dove un tizio con una corda al collo diventa solo “molto arrabbiato”, dove le pistole diventano indici minacciosi, e dove un Faraone millenario passa dall’essere un sadico giustiziere psichico a un simpatico life coach egizio.

Nell’articolo a seguire, uno studio di come la rivisitazione della censura possa stravolgere fino alle radici i vibes di un prodotto in origine completamente diverso.

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Come scrivere un personaggio tragico senza sembrare inutilmente drammatici – il caso di Aki Izayoi

Parliamoci chiaro: creare un personaggio tragico che funzioni davvero è più difficile che far piangere un sasso. Oggi chiamiamo “tragico” chiunque abbia avuto un’infanzia meh e ora guarda nel vuoto mentre piove. Ma la tragedia non è tristezza gratuita o piagnistei. È un percorso, un declino, una discesa lenta e comprensibile verso l’abisso. E chi meglio di Aki Izayoi di Yu-Gi-Oh! 5D’s per dimostrarcelo?

Sì, quella con le rose e i poteri da “ho pensato troppo forte e ora ho distrutto la scuola”. Esatto. Proprio lei.

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