I misteri giocano un ruolo importantissimo nella narrazione. Spesso rappresentano la “molla” che spinge il lettore a portare avanti la lettura e a divorare una pagina dietro l’altra nella speranza di trovare una risposta ai quesiti che lo tormentano. In alcuni generi, come il giallo, rappresentano quasi sempre il fulcro della trama, ma anche quando sono un po’ meno centrali giocano comunque un ruolo tutt’altro che trascurabile. Difficilmente la protagonista di un romanzo rosa si troverà a indagare su un omicidio, ma forse nel corso della storia cercherà di scoprire a chi scrive di nascosto la sua nuova fiamma o perché la sua ultima relazione è finita male. È difficile trovare una storia in cui i misteri, in una forma o nell’altra, non mettono in moto gli eventi.

Come si gestisce bene un mistero? Come sempre, non c’è una risposta adatta a tutti i casi, ma ci sono alcune piccole accortezze che è doveroso seguire se si desidera ottenere dei buoni risultati. È opportuno, per esempio, cercare di non introdurre mai nella trama un mistero di cui non si conosce la risposta. Bisogna sempre avere un’idea, anche solo abbozzata, di dove si andrà a parare: in questo modo si riduce il rischio di inserire indizi in contraddizione tra loro. Nulla vieta di apportare dei cambiamenti all’idea originale nel corso della stesura del racconto, l’importante è evitare il più possibile di navigare a vista e cercare di essere coerenti.
È necessario dare una risposta a tutti i misteri introdotti? Non per forza. Lasciare irrisolti alcuni enigmi minori può essere un buon modo per stimolare l’immaginazione del lettore e indurlo a formulare le proprie teorie personali sul mondo che avete creato. Questo però vale solo per i misteri più marginali. Quelli che portano avanti la trama, invece, non possono in alcun modo restare privi di una risposta. Dopo aver seguito la vostra storia con religiosa attenzione, il lettore ha tutto il diritto di scoprire chi è l’assassino, cosa si nasconde nella Camera dei Segreti, chi è la madre di Jon Snow o dove si trova il Santo Graal. Non c’è alcun valido motivo per negargli questa soddisfazione.

Un altro punto da tenere a mente è che la soluzione deve essere all’altezza del mistero che avete creato. Accontentare ogni lettore è pressoché impossibile, ma voi dovete comunque provarci. Evitate le soluzioni banali o tirate fuori dal cilindro all’ultimo minuto e impegnatevi fin dall’inizio a crearne una soddisfacente e logica. L’originalità può essere un bel plus, ma non va ricercata a tutti costi. Meglio una risposta prevedibile ma coerente con la trama che una sopra le righe che però non c’entra nulla con quanto avete raccontato fino a quel momento.
Infine, ci tengo a sottolineare che, nella maggior parte dei casi, la risposta a un mistero “scientifico” non può essere legata alle sfere della magia o della religione. Vale anche il contrario. In un universo in cui la magia è presente e fa parte della vita dei personaggi sarebbe alquanto fuori luogo arrivare alla soluzione di un enigma usando gli strumenti tipici dell’indagine forense. Per quanto sensata, una risposta di questo tipo finirà quasi sempre per far storcere il naso a più di un lettore.

L’opinione di Gabriele
Scrivere misteri non è mai stato il mio forte, almeno fino a un certo punto. Il problema principale è proprio che partivo con l’idea di “scrivere un mistero”, e dunque finivo per rendere il mistero stesso artificioso, prevedibile, per quanto magari le idee fossero interessanti. Triste, considerando che le mie prime storie erano investigative!
Scrivendo Ascend-ent ho cambiato un po’ l’approccio, e mi sono trovato bene così facendo. In Ascend-ent, quelli che sono diventati misteri li ho scritti semplicemente come “cose che avvengono”, senza troppe spiegazioni intorno, semplicemente perché, in quel momento della storia, le informazioni mancano.
In particolare, comportamenti ambigui, avvenimenti inspiegabili e cose così li ho scritti, appunto, come “cose che avvengono” per cui non si hanno al momento abbastanza informazioni e/o informazioni/preconcetti sbagliati.
Ovviamente, ho comunque seminato abbastanza indizi da poter fornire una prima, possibile spiegazione.
Dunque, al momento della spiegazione/risoluzione ufficiale del mistero, ogni cosa assume senso compiuto, lasciando una bella sensazione di “a-ha!” al lettore, che ripenserà agli indizi seminati.
Il mio consiglio è dunque questo: anziché puntare a scrivere un mistero, si dovrebbe puntare a scrivere un qualcosa che avviene per cui, nella trama, e in quei determinati momenti, i personaggi si ritrovano a non poter spiegare (o spiegare male) quanto successo, sia perché i dati sono fuorvianti, sia perché non si trovano, per quanto lo si vorrebbe. In questo modo, credo che avvenga una costruzione naturale dei misteri.
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