Come ho già spiegato in uno dei miei primi articoli “Il mestiere del traduttore”, il traduttore è colui che trasporta un testo da una lingua ad un’altra, dovendo prestare attenzione però ad alcuni parametri importanti, che, se necessario, illustrerò in un articolo a parte.
Oggi, infatti, mi piacerebbe focalizzare l’attenzione su un punto su cui spesso si fa molta confusione: traduttore editoriale e traduttore tecnico sono la stessa cosa o ci sono delle differenze?
Traduzioni editoriali e traduzioni tecniche sono molto simili tra loro, ma bisogna comunque fare attenzione a non confonderle.
Il traduttore editoriale è colui che si occupa esclusivamente o principalmente di traduzione per l’editoria (libri di narrativa, saggi, manuali) e crea traduzioni tutelate dal diritto d’autore. Il traduttore tecnico lavora per traduzioni tecnico-scientifiche, nelle quali rientrano le traduzioni di manuali tecnici, newletters, siti web, testi di marketing, report e via di seguito, che richiedono competenze specifiche nell’ambito.
La differenza sostanziale tra traduttore editoriale e traduttore tecnico sta proprio nell’approccio degli stessi al loro lavoro.
Il primo infatti ha l’obiettivo di rendere la traduzione finale comprensibile e scorrevole per il lettore, ma allo stesso tempo deve rispettare il tono, lo stile di scrittura, i concetti espressi dal testo originale, l’impaginazione, il font e via di seguito. Ha però la libertà di utilizzare l’immaginazione, per trasmettere le emozioni e il messaggio dell’autore e per riportare il ritmo e la metrica del testo fonte. Può inoltre utilizzare parafrasi, perifrasi, neologismi per poter entrare in toto nello stile dell’autore.
Al contrario, tutto ciò è totalmente proibito al traduttore tecnico. Egli, infatti, avendo a che fare con testi tecnico-scientifici (libretti d’istruzione, per esempio, documentazione in campo meccanico, industriale, farmaceutico, medico) non ha la possibilità di dare libero sfogo alla sua creatività, ma è praticamente legato al testo originale. Per sottolineare il concetto, ritengo opportuno riportare un esempio.
TEASPOON: cucchiaio da thè.
Ora se “teaspoon” dovesse essere tradotto con “cucchiaio” in una ricetta di una torta o in un romanzo, il danno risulterebbe minimo; al contrario se si dovesse tralasciare il fatto che si tratti di un cucchiaio da thè in un foglietto delle istruzioni contenuto nella scatola di un farmaco, la sbagliata interpretazione della misura potrebbe apportare un danno per la salute di un individuo o un effetto contrario a quello desiderato.
Quindi vedete come due figure definite con lo stesso termine “traduttore” possano racchiudere delle differenze sostanziali. Dopo questo articolo sapete a chi rivolgervi nel caso fosse necessario.
Al prossimo!