In alcuni articoli precedenti, ho discusso dell’importanza del networking e di come questo mi abbia aiutato a risollevarmi da un periodo di crisi e debolezza, ma sebbene io abbia superato molti ostacoli, una, specifica, orribile, concreta paura rimane e rimarrà sempre parte di me: quella dell’abbandono e della perdita delle persone amate.
Si tratta in realtà di una fobia molto comune, ma che vorrei comunque provare ad elaborare dal mio punto di vista.
Nella mia vita, c’è sempre stata una specifica costante: per l’appunto perdere persone (o legami) a me care, talvolta di punto in bianco, altre volte dopo una serie di motivi.
In quel momento, o in quel periodo, ci si interroga sulle cause, ci si interroga su cosa si abbia sbagliato, ma non si trova mai una risposta concreta. Questo perché, per fortuna e per sfortuna, non sappiamo cosa pensino davvero gli altri.
Ho perso amici cari per fraintendimenti o momenti negativi anche passeggeri, mi sono reso conto che non c’era mai stata un’amicizia fin dall’inizio e per certi versi ci si è solo fatti sfruttare (consapevolmente o meno che sia), o ancora il rapporto s’è incrinato e spezzato, anche quando costruito sulla base di lunghi, faticosi anni.
E il perdere questi legami a me cari ha creato in me una tenace diffidenza – e, al contempo, una ricerca di quel legame vero, quel legame che senti e vedi oltre i sorrisi di circostanza, oltre le emoji di cuoricini ruffiani, oltre le frasi fatte che x persona ci sarà sempre per te.
Nelle parole del mio più caro amico, gli amici veri sono quelli che si precipiterebbero all’ospedale se ti accadesse qualcosa (figurativamente e/o letteralmente).
È difficile reagire a questa paura e realtà.
Perché, quando si concretizza, per quanto ci si voglia dire il contrario, ogni legame è unico, dato che ogni persona è un mondo a se stante.
Tentare di “rimpiazzare” non funziona mai.
Tentare di costruire muri di ghiaccio è inutile, soprattutto quando si ha dato importanza a queste persone più di quanto loro ne hanno data a noi.
Si resta senza difese.
Ciò che mi aiuta e sprona ad andare avanti sono tre consapevolezze:
– La prima, l’esistenza di queste vere, tangibili amicizie. Quelle amicizie che, per quanto possa avvenire, sai che ti ritroverai per sempre, fino alla fine. Quelle amicizie più uniche che rare.
– La seconda, il sapere che posso prevenire la perdita in alcuni casi.
– La terza, il fatto che sulla terra esistono circa 8 miliardi di persone e ognuna, come detto, è un’esperienza e una realtà a sé. La curiosità, la voglia di conoscere permettono di fuggire dal dolore della solitudine e della vacuità sapendo che continueremo a conoscere persone. Per fortuna, io sono curioso.
Ritengo che fin troppe persone vivano in uno stato d’indifferenza e apatia verso il prossimo (e talvolta verso la vita), una questione che personalmente mi ha sempre rattristato.
Ma ahimè, come disse Aristotele, noi siamo “animali sociali”.
Per questo temiamo l’abbandono, per questo ne soffriamo, ma non per questo dobbiamo cedere, perché, finché continueremo a guardare, sia tra i vecchi che tra i nuovi legami, non saremo mai soli.