Nel nuovo millennio, si sente spesso questo termine, “networking”.
Lo si liquida pensando che consista nell’aggiungere persone sui social media, commentare qua e là su dei gruppi, avere una presenza online ed essere dunque parte della rete. Prima o poi qualcosa di bello accadrà.
Per me, il concetto è molto più profondo e complesso, e sarà l’oggetto della mia riflessione in questo argomento.
Ritengo che “fare networking” vada ben oltre la presenza digitale.
Quando si conosce una nuova persona, sia online che nella vita reale, si tende a dare per scontato qualcosa d’importante: questa persona porta con sé un bagaglio di esperienze emotive, personali e di conoscenze.
Ho sempre nutrito grande curiosità verso le altre persone: spesso hanno interessi, hobby o lavori affascinanti, talvolta mai sentiti prima. Mi viene spontaneo approfondire, saperne di più.
Quando conosco una nuova persona, immediatamente mi chiedo “chi sia” quella persona, quale bagaglio porti con sé.
Mi interesso sul chi sia, e inizio così a crearci un legame, a importarmene, ad affezionarmici.
Avrete probabilmente notato la generosa quantità di articoli di intervista da me pubblicati su questo blog. Non sono nati per caso.
“Fare networking” non significa solo avere una rete di contatti variegata e quindi poterne “disporre all’occorrenza”, significa avere una rete di contatti e sapere chi vi sia dentro questa rete di contatti.
Sembrerà scontato e banale, ma chiediamoci quante volte abbiamo rifiutato di mandare quel messaggio di “ciao! Come stai?” per pigrizia, perché l’altra persona non lo manda e quindi che cattiva, non se lo merita.
Domandiamoci quante persone conosciamo, che lasciamo perdere perché tanto non hanno nessuna rilevanza con quello che stiamo facendo.
Facciamoci sempre la stessa domanda in senso inverso: quali persone sono quelle a cui dobbiamo sempre, per primi, scrivere o chiamare, neanche cascasse una meteora.

Bisogna, al contrario, coltivare le proprie conoscenze, interessarsi all’altro quanto più possibile, con simpatia, gentilezza e curiosità.
In questo modo si creerà uno scambio di idee, di conoscenze e di sé che porterà a costruire qualcosa, qualcosa di, magari, significativo. Anche a livello professionale o di scambio di servizi.
Al giorno d’oggi si dà importanza a tante idee frivole, ma ci si dimentica quel tratto fondamentale che alla base del nostro stesso passato: l’empatia verso il prossimo. Il sapere dargli importanza senza aspettarsi un tornaconto.
È così che si può costruire un vero network.
Un passaparola a volte utile per costruire un parco recensioni per un autore emergente, oppure per un traduttore che ha bisogno di farsi conoscere (come nel caso del mio lavoro per il saggio di criminologia del dr. Yuri Ciro Mennella).
Ma purtroppo è un concetto dato per scontato e forse seppellito nel tran tran quotidiano, nel voler raggiungere i propri obiettivi, nel volersi dimostrare superiori a Pincopallo Pallopinco, nel menefreghismo.
Ho conosciuto tante persone aggiungendole letteralmente a caso su Facebook o altri social, ma non mi sono limitato ad aggiungerle e basta. E ora queste persone sono parte della mia quotidianità, di ciò che faccio.
A volte un sorriso sincero è una skill ben più importante di tante altre.
Può far la differenza tra chi siamo stati, chi siamo e chi possiamo essere.
Forse l’ha già fatto. Pensiamoci!