Il modo migliore per comprendere le sofferenze delle altre persone è provare a mettersi nei loro panni. È questo il concetto su cui si basa “L’onda opposta”, romanzo scritto da Paolo Beccegato e Patrizia Caiffa e pubblicato da Edizioni Haiku. I protagonisti della storia sono Valeria, giovane giornalista del Sud Italia, e Pino, ex camionista della provincia di Varese, entrambi vittime della crisi economica e alla disperata ricerca di una “via di fuga” da una situazione stagnante. Le loro speranze si riaccendono quando scoprono l’esistenza di una peculiare iniziativa: il tunisino Alì Ben Salem ha organizzato un viaggio in nave da Lampedusa a Zarzis per un gruppo ristretto di italiani, con l’intenzione di mostrare loro le nuove opportunità offerte dalla Tunisia. Inizia così un viaggio complicato e dai risvolti imprevedibili.
Quando si affronta il tema dell’immigrazione e si parla delle difficoltà che deve affrontare chi attraversa il mare alla ricerca di un futuro migliore, è fin troppo facile cadere nel pietismo. In “L’onda opposta” non succede nulla del genere. Gli autori hanno scelto di approcciarsi alla narrazione con uno stile leggero e ironico, che gioca molto sul rovesciamento delle prospettive. I primi capitoli, per ovvie ragioni, sono più “scanzonati” di quelli centrali, ma anche quando la trama diventa più seria non mancano mai dei momenti in grado di stemperare la tensione.
La lettura risulta sempre molto gradevole, anche grazie alla scelta intelligente di alternare il punto di vista di Valeria a quello di Pino. I due protagonisti sono ben distinti tra loro ed è interessante vedere come reagiscono agli eventi. Entrambi nel corso della storia vanno incontro a un’evoluzione graduale, che li porta a mettersi in gioco in modi del tutto imprevisti e a superare alcuni dei loro preconcetti. All’inizio avevo la sensazione di preferire molto di più le parti con Valeria, ma con il passare dei capitoli ho rivalutato tantissimo anche Pino.
Nonostante l’approccio leggero, “L’onda opposta” è un romanzo che non si fa problemi a mettere i lettori di fronte alla realtà nuda e cruda, a prescindere da quanto potrebbe risultare sgradevole. Leggendolo è possibile imparare molto su quel che devono sopportare ogni giorno i migranti ed empatizzare un po’ di più con le loro sfortune. Certo, quel che i protagonisti si ritrovano a vivere è piuttosto “soft” se paragonato ad altre realtà ancora più infernali, ma è comunque sufficiente per farsi un’idea precisa di cosa possa spingere una persona a rischiare la vita su una bagnarola in mezzo al mare.