La nascita del romanzo “Incantesimo” ft. Giulia Canteri

Ciao a tutti e benvenuti a una nuova intervista di Pillole di Folklore & Scrittura!

L’ospite di oggi è Giulia Canteri, una giovane autrice italiana che nell’ultimo periodo si è data parecchio da fare per promuovere “Incantesimo”, libro che sta provando a pubblicare con la casa editrice Bookabook. Come forse ricorderete, questa realtà editoriale è basata sul crowdfunding e spinge i suoi autori a lavorare molto sul passaparola per rendere la campagna un successo e generare hype in vista dell’uscita dell’opera.

Nel momento in cui scrivo, la campagna per “Incantesimo” è quasi arrivata alla fine, ma c’è ancora tempo per dare il proprio supporto e assicurarsi una copia di quello che si prospetta un libro fantasy molto intrigante e diverso dal solito.

Vi lascio all’intervista con Giulia, durante la quale abbiamo parlato del percorso editoriale del suo nuovo libro, di fonti di ispirazione, foreshadowing e molto altro ancora. Buona lettura!

Ciao Giulia e grazie per aver accettato di partecipare a questa intervista!

Parto subito con una domanda a bruciapelo: perché hai scelto di affidarti a Bookabook e al crowdfunding? Avevi preso in considerazione anche dei percorsi diversi per la pubblicazione di Incantesimo? (mi riferisco, per esempio, al self publishing o alla pubblicazione tramite una casa editrice più tradizionale).

In realtà la scelta di Bookabook arriva dopo un percorso già avviato. Avendo già pubblicato un libro con una piccola casa editrice, ero già a conoscenza di questa realtà che si basava sul crowdfunding (mi era addirittura stata consigliata da una mia prof) ma come prima esperienza ho deciso per una strada un po’ più “tradizionale”. Una volta capito pressapoco come funzionava il mondo dell’editoria ed entrata nella mentalità della “scrittrice alle prime armi”, ho deciso che per il mio secondo libro era tempo di sperimentare. Le possibilità che Bookabook mi offriva si sono rivelate le più allettanti, d’altronde per un selfpublishing non mi sento ancora pronta. Innanzitutto ho letto le modalità di pubblicazione, i termini e le condizioni del contratto, mi sono guardata una serie di video e ne ho risolto che con questo tipo di pubblicazione non avevo nulla da perdere: che alla fine la campagna fosse andata bene o male, il massimo che poteva accadere a Incantesimo era la non-pubblicazione presso di loro, ma potevo continuare a proporlo ad altre case editrici o pubblicarlo in self. Inoltre mi sarebbe stato offerto sostegno da parte di esperti per la promozione durante tutte le fasi del progetto e avrei ricevuto guide e consigli su come pubblicizzare al meglio il libro sui social e dal vivo (passaggio enormemente importante per un autore esordiente). In fin dei conti penso di aver fatto una buona scelta ragionata tutto ciò che ho imparato da questa avventura mi sarà utilissimo in futuro.

Cosa ti ha spinto a scrivere Incantesimo? Ci sono delle fonti di ispirazione che hanno in qualche modo influenzato l’andamento della storia? E quali messaggi vorresti far arrivare al lettore?

Incantesimo nasce come un racconto breve di due facciate. Inizialmente non s’intitolava nemmeno così, il suo nome è cambiato innumerevoli volte proprio in vista del fatto che all’origine si trattava di qualcosa di totalmente diverso.

Era una notte di crisi, quella in cui ho acceso il computer e ho buttato di getto parole su un foglio di word. Volevo far uscire tutto ciò che mi tormentava, come spesso capita a chi è solito scrivere. Solo che questa volta, al posto di descrivere direttamente ciò che provavo come in una sorta di pagina di diario virtuale, ho deciso di rendere le mie preoccupazioni un racconto, una storia inventata e fantastica. Non so da cosa sia nato l’impulso, ma sentivo che in quel momento le immagini di un racconto mi avrebbero aiutato meglio di come poteva fare qualsiasi altra modalità di scrittura. Alla fine della stesura ne ero parecchio soddisfatta, talmente tanto che mandai questa piccola produzione alla prof che già con il mio precedente libro mi aveva aiutato. In poche parole, la sua risposta è stata che non si capiva assolutamente nulla.

Un po’ affranta, per quel giorno ho lasciato da parte il breve racconto incomprensibile per riprenderlo in mano la mattina dopo. Ero decisa a capire cos’era che non andava, perché ci tenevo molto, dopotutto era una storia nata da un forte e vero sentimento, non me la sentivo di abbandonarla.

In breve dedussi anch’io che c’era più di qualche semplice difetto, allora l’allaragai, prima di mezza pagina, poi di due, poi eliminai delle parti, poi ne riscrissi altre, feci schemi su schemi, piantine che collegavano i punti focali della trama, appunti sulle cose più disparate su una marea di quadernini… alla fine ne uscì Incantesimo. Sicuramente ora la storia ha trovato il suo senso, non è più un miscuglio caotico di emozioni, ora è degna di essere letta.

Non voglio che però il mio scritto si percepisca come la descrizione della mia interiorità. In parte sì, ma vorrei soprattutto che questa fosse la storia di tutti. Partendo dalla mia esperienza, che è quella che conosco meglio e di cui posso parlare con maggiore sincerità, ho voluto allargare i confini di Incantesimo per comprendere tutti e regalare una storia a chiunque la volesse ricevere. Vorrei che la gente si rispecchiasse in ciò che scrivo, che trovasse con le mie parole un conforto familiare, che si senta parte di una storia comune.

Guardando i video sul tuo profilo Instagram in cui parli del libro, sono rimasto colpito dai riferimenti alla necessità di leggere dietro le righe per cogliere la vera essenza del romanzo o perlomeno formulare un’interpretazione personale del suo significato. Sbaglio a notare in questa dichiarazione un riferimento al foreshadowing?

No, è assolutamente corretta la tua osservazione. Sia nei video che nel corso di Incantesimo ho voluto inserire indizi che alludessero all’andare oltre le parole e a ricercare un significato in ogni cosa che venisse letta. Un esempio, il più lampante, può essera la citazione alla poesia di Carlos Drummond de Andrade “Cercando poesia” la quale è riportata più volte nel testo proprio per ricordare al lettore che non sta solo seguendo una successione cronologica degli eventi, ma che sta assistendo alla descrizione di qualcosa più profondo, spiegato con immagini fantastiche che, a mio avviso, sono in assoluto quelle più adatte per veicolare messaggi universalmente comprensibili. Ognuno degli elementi poi, fin dalla prima pagina, potrebbe svelare già quali saranno le sorti delle due protagoniste e il destino a cui la storia andrà in contro. Questo non per dare una soluzione fin da subito (altrimenti il libro si concluderebbe già lì) ma per chiarire che per Incantesimo la trama non è tutto, solo un mezzo, la vera chiave sta nell’interpretazione.

Quali sono gli autori che consideri dei punti di riferimento e che hanno alimentato la tua passione per la scrittura?

La passione per la scrittura l’ho sempre avuta, ancora prima di diventare lettrice. Questo non sempre è un bene, uno scrittore dovrebbe leggere almeno il doppio di ciò che scrive, ma io mi riferisco a tempi distanti, di quando avevo all’incirca nove anni. In quel periodo sono davvero pochi i bambini che amano leggere e io non rientravo certo in quel gruppo. Mi piaceva però scrivere ogni tanto su qualche quadernino. Poi questa abitudine non l’ho mai abbandonata, e quando finalmente ho iniziato a leggere si è semplicemente intensificata, diventando più forte e acquistando valore. Da quel momento i miei punti di riferimento sono stati gli scrittori di cui mi ero innamorata: Tolkien, da amante dei fantasy, è scontato, ma anche Michael Ende e Neil Gaiman sono stati la mia bussola, in particolare con Incantesimo. La figura che però fin dalle origini mi ha fatto da guida è sempre stata mio papà. Professore di italiano che ho spesso associato ad Atticus Finch per la sua calma e il temperamento con cui ha sempre agito. Da bambina era la mia leggenda, qualcuno di assolutamente inflessibile, sempre nel giusto e mai debole. Fortunatamente ora mi appare più umano, è il mio papà, sempre una leggenda, ma una leggenda reale, con cui confrontarsi, discutere, litigare e tentare di aver ragione ma anche scherzare, dire scemenze solo per ridere e sognare di storie fantastiche.

Inconsciamente o meno, ogni autore riversa un po’ della propria  personalità nei suoi personaggi. Quanto senti di avere in comune con Nerea e Iside?

Ho dedicato a Nerea la mia intera personalità, cercando di donarle tutto ciò che potevo essere io. Probabilmente alla fine si è dimostrata più coraggiosa e perseverante di quanto io potrei mai essere, ma per lo meno la base da cui sono partita coincide con me. Difatti non è stato difficile scrivere il suo personaggio, almeno non quanto quello di Iside. È lei che mi teneva sveglia la notte, che mi faceva fare voli pindarici assurdi e schemi su schemi per raccapezzarmi su come poteva essere, per darle un’identità. Probabilmente è lei all’origine del caos del racconto originale, perché, dopotutto, è lei che nella storia incarna i “problemi”. Non voglio anticipare troppo ma Iside non è una donna normale, nemmeno un essere umano normale, e tutto ciò è dato dai suoi desideri impossibili, non tanto dai suoi poteri. Descrivere un’interiorità come la sua non è stato per nulla semplice, perché non solo non era simile a me, ma non era simile nemmeno a nessun altro. Detto ciò, però, non voglio far passare l’idea di averla scritta basandomi sul nulla: lei nasce sempre da me, ma dalla mia parte irrazionale, quella che nasconde desideri e paure, le cose più difficili da comprendere di Giulia. Ho fatto un lungo e complesso viaggio nella mia persona grazie a lei, non sempre è un viaggio piacevole, ma sicuramente non è mai dannoso.

Cosa diresti a un potenziale lettore per invogliarlo a leggere Incantesimo? La ritieni una lettura adatta anche a chi di solito non è un grande amante del fantasy?

Rispondo partendo dalla seconda domanda. Secondo me sì, dopo quello che ho detto in questa intervista mi sembra chiaro che non si tratti del solito fantasy. Uno dei suoi temi principali è il classico paradosso del fantastico ma vero, una storia inverosimile che però si rivela essere autentica perché i suoi elementi alludono a fatti reali da tutti condivisibili. È ricco di simbolismo favolistico e non del classico world-building che contraddistingue i tradizionali fantasy (che io non disprezzo assolutamente, anzi, rientrano tra i miei preferiti), per cui penso, anche per sua natura, che lo possano leggere tutti.

Vorrei che a invogliare il lettore fosse proprio questo concetto, il fatto che la mia storia può appartenere a lui chiunque egli sia e in qualunque rapporto lui sia con me. La storia dev’essere di tutti, dovrebbe essere questo il sentimento che spinge la gente a leggere libri.

Grazie ancora per il tuo tempo, Giulia!

Se volete supportare la campagna di crowdfunding di “Incantesimo” non dovete fare altro che cliccare su questo link: https://bookabook.it/libro/incantesimo/

Autore: Alessandro Bolzani

Mi chiamo Alessandro e sono l'autore del romanzo urban fantasy "I Guardiani dei Parchi". Nella vita faccio il giornalista, ma qui su Wordpress gestisco il blog "Pillole di Folklore e Scrittura", dove parlo di libri, mitologia, credenze popolari e, in generale, di tutto ciò che mi appassiona.

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