Disenchantment – Tra l’ironia e la serietà

Una serie che ho avuto il piacere di vedere, su consiglio di un’amica, è Disenchantment, scritta da Matt Groening, conosciuto per i celebri Simpson e Futurama.
Ora, includendo anche Family Guy, non sono mai stato un grande fan di questo tipo di serie. Al tempo della messa in onda italiana, non ne apprezzavo particolarmente l’umorismo, forse essendo ancora immaturo rispetto a certe tematiche.
Tuttavia, ho comunque voluto dare una chance a questa serie e non ne sono affatto rimasto deluso.

La serie tratta della Principessa Tiabeanie (Bean) e dei suoi compagni Elfo e Luci: il tutto è ambientato in un setting medioevale nella fittizia cittadina di Dreamland, governata dal padre di Bean, re Zøg.
Se inizialmente la serie mi sembrava semplicemente un grasso e grosso sfottò al periodo medioevale e ad altre serie ambientate in tale epoca, senza una particolare trama di sottofondo, mi sono rapidamente ricreduto andando avanti con la visione.

Il filo comune della serie sono le scelte che si affrontano nella vita, che determinano, in negativo o positivo, ciò che i personaggi sono realmente e le situazioni che causano o si troveranno ad affrontare.
Per esempio, Elfo, all’inizio della serie, abbandona il proprio villaggio natale, alla ricerca della libertà e di una propria individualità, e in effetti questo gli permette di conoscere Bean e Luci, ma allo stesso tempo lo assoggetta ai voleri di Zøg, che cercherà di sfruttare il suo sangue magico per i propri fini.
Per lo stesso motivo, senza fare troppi spoiler, questa ossessione di Zøg per il sangue elfico causerà una tragedia, costringendo Bean ad affrontare una scelta quasi impossibile.

Proprio questo dibattersi tra scelte complesse e il successivo rivelarsi dei personaggi sono il cuore pulsante di questa serie, che riesce abilmente a diluire o spezzare la tensione e i momenti più seri con altri comici, sul tono satiro e ironico caratteristico dei lavori di Groening.

Per un autore, una tecnica molto difficile da padroneggiare è proprio il saper mescolare serietà con comicità.
A volte si rischia di rendere le battute fuori luogo o inopportune, rovinando una scena altrimenti perfetta. Altre volte si sbaglia il tempismo, ottenendo nient’altro che un pubblico perplesso.

Ciò in cui riesce Disenchantment è, probabilmente, il riuscire a intuire i momenti in cui entriamo più in empatia con i personaggi, e quelli in cui una battuta o un commento ben inserito ci fanno ricordare che è un mondo immaginario da non prendere troppo sul serio.

Autore: Gabriele Glinni

Dottore in Mediazione Linguistica con riguardo verso la traduzione specialistica. Amante della scrittura creativa e autore del romanzo Ascend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: