La nascita e lo sviluppo di un’idea in scrittura creativa.

ATTENZIONE! L’articolo contiene immagini grafiche che potrebbero urtare la sensibilità del lettore.

La storia nasce da un’idea, e l’idea può provenire da qualsiasi tipo di ispirazione: un’altra storia o il più sciocco degli avvenimenti quotidiani.

Un esempio potrebbe essere un docente universitario che si sveglia tardi per gli esami, e così, per una particolare successione di eventi, la sua vita inizia a rovinarsi.
Questo esempio potrebbe suonare semplicistico, banale e ridicolo, ma in realtà è proprio al sorgere dell’idea che inizia lo spettacolo.

Infatti, all’idea segue il concetto di “brainstorming,” ovvero una serie di domande a cui lo scrittore si sottopone.

Queste domande iniziali possono essere: “chi? Cosa? Dove? Quando? Perché?”, e più saranno convincenti le risposte trovate, più materiale si avrà a disposizione per scrivere la storia.

Sono dell’opinione che sia necessario lavorare su almeno tre livelli: i personaggi, gli scenari e la storia stessa.

Esempio di brainstorming: in questo caso, si tratta di un grafico emotivo per stabilire quando il personaggio è emotivamente coinvolto.

Vorrei parlare, prima di tutto, dei personaggi, una delle parti più affascinanti della scrittura creativa.

La costruzione dei personaggi è un meccanismo che, a mio parere, si basa inizialmente su un istinto puro. Se l’autore non sperimenta una sorta di vicinanza “spirituale” o di interesse nello scrivere la storia del suo personaggio, allora è inutile anche solo iniziare.

Ritengo importante che, ancora prima di pensare alla personalità del personaggio, sia necessario scegliere una o più questioni da associargli. Questo perché sia il lettore che lo scrittore devono essere in grado di comprendere il modo di pensare del personaggio e come identificarlo.

Citando l’esempio del professore sbadato di prima, si potrebbe lentamente scrivere, nel corso della storia, che tale individuo ha sempre badato alla puntualità e alla precisione prima di ogni cosa. Quindi, un tale errore, nonostante possa essere per altri insignificante, inizia ad intaccarlo sempre più profondamente. Magari arrivando a livelli patologici, a profondità sconosciute a lui stesso.

Ed è qui che si inizia a delineare la figura del personaggio.
Infatti, delle caratteristiche importanti che rendono un buon personaggio tale sono le sue motivazioni e le sue paure più profonde.

Al riguardo, ho trovato questo commento di Jeanne Veillette Bowerman, editor e amministratore della comunità “Script Magazine”, molto interessante:

“Most people take character evolution at face value, creating a wound within their main character that has to be overcome in order for them to achieve their outer goals.
[…] Inner goal is getting past the wound. Outer goal is whatever the big picture of the movie is about.

So how do you figure out what a character’s inner wound is, and how can you use that wound to its full advantage?
[…] It’s important to understand your character’s backstory in order to find the perfect that flaw will not only bring a layer of complexity and interest to your character, but will also high the stakes of your story.

[…] Think about your own wounds. What makes you tick? What affected you deeply as a child? What pushes your buttons and makes you want to recoil into a fetal position?
[…] Let’s say your character never stand up to people, but what she wants and needs to achieve is going to require an incredible amount of personal strength and confrontation. The only way to help her might be to understand the where-to-please that disease was born.

Perhaps she shared a bedroom with a sister who had Borderline Personality Disorder. One minute the sister loved her, the next minute she’d be screaming at her full of hate and rage. She never knew what mood would meet her at any given moment. That would affect how a small child’s psyche?
It might make her quiet or shy or draw her toward manipulative, controlling people because that’s her comfort zone, trying desperately to please everyone in her life so she could finally feel loved and accepted.

Stereotipi, rapide associazioni di idee sono un punto di partenza accettabile per la costruzione della base di un personaggio. Ma a seguire, la componente più importante è il suo sviluppo.
Far evolvere i suoi rapporti, il suo modo di pensare e le sue abitudini nel corso della storia.
La sola caratterizzazione psicologica non basta. È necessario sviluppare come le difficoltà di un personaggio verranno affrontate, e se verranno affrontate.
Prosegue infatti Bowerman:

[…] Now, how do you get her past her wound?

There’s only one way – her break. Make her crack. Push her, not just to the edge, but push her over the edge. Get her to a place she feels completely destroyed.
[…] She has to face head on fear of confrontation in order to overcome it. The narcissistic Borderline sister does not even have to be alive or in the room, but some symbol of her does. She has to overcome what haunts her and what has kept her imprisoned in her childhood wound in order to find happiness as an adult. Confront the monster. Control it. Face it.”

In alcuni casi, un personaggio che vive una situazione psicologica complessa, profonda e particolare può essere alla base di un’intera trama.

Una scena del film “Gerald’s Game”, tratto dall’omonimo libro, pubblicato da Stephen King. A partire da un banalissimo tentativo di attività sessuale finito male, si sviluppa un complesso gioco psicologico sulla fragile psiche della protagonista, mettendone a nudo le insicurezze, le sue paure più celate, e dunque la trama del film.

Parlando degli scenari, inserisco una doverosa citazione allo sceneggiatore Alessandro Ruggieri, insegnante presso la Scuola Romana dei Fumetti.
Secondo Ruggieri, gli scenari sono “da considerarsi un personaggio“: le atmosfere, la storia del posto e le usanze ad esso associate sono fattori che contribuiscono ad arricchire la storia.

Alcuni esempi: la malinconica e sinistra Gotham City per Batman, i distretti poveri e desolati di The Hunger Games, l’America invasa da zombie e da persone crudeli e violente di The Walking Dead.

Uno scenario anonimo impedisce di viaggiare con la mente e dona una sensazione di chiuso, di claustrofobia. Viceversa, uno scenario ben idealizzato e con i colori adeguati arricchisce la trama.

Gotham City, la dimora del Cavaliere Oscuro: per riflettere il suo protagonista, l’idea presentata è quella di una città buia, tenebrosa. Una città soffocata dal crimine, dalla follia, dove Bruce Wayne lotta costantemente per mantenere l’ordine. Ecco che lo scenario diventa personaggio.

In ultimo, la storia stessa: una storia diventa valida quando i suoi elementi interagiscono in un modo interessante e divertente, come una sorta di esperimento di laboratorio.  
Il primo pensiero è che una storia competente sia complessa e intricata, ricca di dettagli, di tematiche realistiche e profonde, ma in verità non sempre è così.

Prendendo come esempio Tsugumi Ohba e Death Note, uno dei manga più famosi di sempre, il commento dell’autrice su possibili significati profondi della storia si riduce a questo:

“Interviewer: What is your stance on justice? Do people have the right to take another life in the name of justice?

Ohba: I did not put much thought into deep subjects like “life and death” or “justice and evil”.

I wrote the story hoping that it would be good entertainment.”

Un pensiero molto semplice, ma che dimostra l’importanza di un intreccio efficace e divertente da leggere.

In un fumetto in cui il personaggio principale, Light Yagami, si diletta a uccidere criminali scrivendone i nomi su un quaderno, ciò che è veramente interessante sono le avversità a cui viene sottoposto, e in particolare il suo costante duello mentale con il formidabile detective L.
L’ispirazione per la storia di Death Note è quindi quella di una sovrannaturale caccia all’uomo.
Dissertazioni morali e tematiche varie passano in secondo piano.

Death Note: il costante gioco mentale tra l’assassino Light Yagami e il detective L mantiene alta la suspence e quindi l’interesse del pubblico.

In altri casi, come Hunger Games, si potrebbe dire che la sua narrativa funzioni perché l’equazione storia, personaggi, ambientazione e tematiche è particolarmente ben realizzata.

Il tema della storia è la disuguaglianza delle classi in un futuro distopico, e scenari e personaggi si “muovono” e “respirano” di conseguenza.
Il lettore viene quindi invitato a immergersi in tale distopia, motore della storia.

Una scena del film di Hunger Games: in un futuro distopico di povertà e disuguaglianza, la protagonista, l’umile Katniss, lotta per la sopravvivenza della sua famiglia.

In conclusione: lo sviluppo di un’idea e “l’accordarne” gli elementi è certamente un’impresa non semplice e non da tutti. Ma come uno strumento musicale di qualità, si può riuscire a produrre un’eccellente musica, molto orecchiabile, se si trova il giusto ritmo e la giusta ispirazione.

Autore: Gabriele Glinni

Dottore in Mediazione Linguistica con riguardo verso la traduzione specialistica. Amante della scrittura creativa e autore del romanzo Ascend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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