Il “più potente”: perché ci attira?

In narrativa, e più comunemente negli shōnen, è facile imbattersi in un personaggio estremamente talentuoso o capace rispetto agli altri, descritto come quello “più potente”, quello che “ha superato i limiti umani”.
Tale personaggio viene spesso presentato in pompa magna, con visual mozzafiato e un’aura di potere a volte letteralmente visibile a occhio nudo.
Un personaggio ritenuto infallibile, ineffabile, impossibile da sconfiggere. In un certo senso il contrario della figura dell’underdog.

Alcuni esempi: Madara Uchiha di Naruto, Aizen di Bleach, il Kishin in Soul Eater, Beerus in Dragon Ball, L e Light in Death Note, e così via.

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Plot armor, cos’è e perché può danneggiare un racconto

Si parla di plot armor quando il protagonista o uno dei personaggi principali di un racconto esce illeso, a livello fisico o psicologico, da una situazione in cui, a rigor di logica, dovrebbe subire una sconfitta. Un esempio classico è l’eroe che sopravvive a una ferita mortale senza alcuna spiegazione plausibile o che si salva in ogni situazione difficile per pura fortuna. Se nella trama sono presenti troppe situazioni di questo genere, si corre il rischio di mettere a dura prova la sospensione dell’incredulità del lettore, che potrebbe arrivare a pensare “A X va sempre tutto bene solo perché svolge un ruolo importante nella storia!”.

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Come bilanciare i pregi e i difetti dei personaggi (e non trasformarli in Mary Sue)

Spesso e volentieri, i personaggi più odiati dai lettori non sono gli antagonisti senza scrupoli, bensì i protagonisti infallibili e privi di difetti.  Questi cliché letterari ambulanti superano con facilità ogni ostacolo, non hanno mai un momento di debolezza e, in molti casi, sono persino dotati di abilità fuori dal comune (ovviamente non giustificate dal loro background). Per la maggior parte dei lettori è difficile immedesimarsi in qualcuno di così perfetto o provare empatia nei suoi confronti. È vero che le storie narrate nei libri non devono per forza rispecchiare la realtà al 100%, ma è comunque importante che siano quantomeno verosimili e in grado di creare una connessione emotiva col lettore.

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