Sonic – Il film (2020) – Recensione

Sonic – Il film, basato sull’omonima serie Sonic the Hedgehog della SEGA, è un film del 2020 diretto da Jeff Fowler.
Interpretato da Ben Schwartz (come doppiatore di Sonic), Jim Carrey (nel ruolo del dottor Robotnik/Eggman), James Marsden (Tom Wachowski) e Tika Sumpter (Maddie), narra le origini del personaggio di Sonic, il suo ingresso nel mondo umano, la sua fuga dagli inseguitori del governo, e la sua amicizia con Tom.

Il film prende una piega completamente diversa dalla serie videoludica, in quanto il personaggio di Sonic presenta alcuni tratti differenti dalla sua controparte originale.
Sonic è infatti un fuggiasco del suo mondo natale: cacciato da una tribù di echidna, viene salvato dalla sua mentore Longclaw, che gli dona degli anelli magici (i ring della serie videoludica) che fungono da teletrasporto con altri mondi.
Sonic arriva sul pianeta Terra, ma è costretto a rifugiarsi e a vivere una vita di solitudine nel bosco della cittadina di Green Hills. Può solamente spiare e osservare da lontano gli esseri umani: il suo preferito è lo sceriffo Tom, da lui soprannominato l’uomo delle ciambelle.

Presto però la solitudine porta Sonic a commettere un errore che non passa inosservato dagli enti governativi. Per paura, convocano il dottor Robotnik, qui uno scienziato geniale, ma estremamente eccentrico ed egocentrico.
Robotnik si accorgerà ben presto dell’esistenza di una creatura di un altro pianeta, mentre Sonic cercherà, con l’aiuto di Tom, di recuperare i suoi anelli, accidentalmente perduti durante l’incontro rocambolesco tra i due.
Da qui, il viaggio/fuga che è il motore narrativo dell’intero film.

Le mie impressioni

La prima volta che ho sentito parlare di un film dedicato a Sonic, i miei pensieri non sono stati positivi.
Forte di esperienze negative di film basati su videogames, o anche anime e manga (come l’infelice Death Note – Il quaderno della morte del 2017), non avevo alcuna aspettativa, pur essendo un grande fan della serie e dei suoi personaggi.

Invece non solo mi sono rapidamente ricreduto, ma posso dire, con felicità, che raccomanderei volentieri questo film anche a persone che non hanno mai giocato ai videogames della serie.

La storia del film è coinvolgente, divertente e dinamica: si passa dalla fuga iniziale di Sonic all’introduzione della cittadina di Green Hills, all’incontro con Tom, alla presentazione del dottor Robotnik, al viaggio successivo in automobile senza che nessuna scena duri troppo a lungo o risulti in alcun modo lenta o noiosa.
L’umorismo del film mi ha fatto strappare più di una risata, senza scadere mai nel fastidioso e dando il giusto risalto alle scene più intime, evitando al contempo di prendersi troppo sul serio.
Un equilibrio difficile da ottenere per qualsiasi media narrativo, che ho profondamente amato.

È facilmente intuibile che l’interpretazione di Jim Carrey del dottor Robotnik sia piena di vita, di colore e assolutamente esilarante, ma senza andare a danneggiare la credibilità e la pericolosità del personaggio, ostinato e tenace come la sua controparte videoludica.
Riuscitissima, in particolare, la scena dell’investigazione a casa di Tom.

Inaspettatamente, posso dire altrettanto della recitazione di James Marsden e degli altri attori.
Nelle storie di amicizia tra un umano ed esseri di altri mondi, di solito si rischia di rendere il primo un contorno poco interessante.
Invece, i vari personaggi umani sono ben riusciti: abbastanza caratterizzati da avere un’idea di chi siano e di che personalità abbiano, utili e con ruolo attivo nella storia, ma non intrusivi al punto da prendersi lo spotlight quando non dovrebbero (case in point: Chris Thorndyke nella serie di Sonic X, quando ha sostituito Amy nel processo di redenzione di Shadow).

Gli effetti speciali, dagli slow motion alle animazioni di Sonic, sono incredibili e danno un effetto al film che oserei definire elettrico e vibrante, per un’esperienza adrenalinica come ben si confà al riccio supersonico.
Il semplice vedere Sonic correre in cerchio nello stadio da baseball, le sue lotte contro i robot di Robotnik, i suoi stunt nel ristorante, tutto riesce a mantenere lo spettatore interessato alla visione.

In definitiva, sull’aspetto del writing, è un film che mi sento di dire ben riuscito perché mescola perfettamente tutti i suoi ingredienti: l’umorismo, i momenti intimi, le scene d’azione e il villain principale in un pacchetto leggero e ben confezionato che strizza l’occhio ai fan della serie, senza scadere nel fanservice totale. Quindi adatto a tutti.

Davvero una stupenda esperienza.
Un film che ho visto ben tre volte, la seconda con un mio amico e la terza con la mia ragazza. Mi sono sempre divertito.

Consigliatissimo. Attendo con impazienza il sequel, che avrò grandissimo piacere di vedere. Valutazione finale:

Classificazione: 5 su 5.

Autore: Gabriele Glinni

Dottore in Mediazione Linguistica con riguardo verso la traduzione specialistica. Amante della scrittura creativa e autore del romanzo Ascend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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