“Cos’è successo dopo”
“Dopo? Bè, a Chamberlain è arrivato il demonio”.
Il bullismo, pratica di tipo violento nei confronti di una persona debole ed incapace di difendersi, che si espande a macchia d’olio in particolare nell’ambito scolastico. Io stessa sono stata vittima di bullismo da parte dei miei compagni di classe del liceo. Ho subìto per cinque anni le loro cattiverie più assurde: mi tiravano i capelli o me li tagliavano, mi scrivevano minacce all’interno dei quaderni con tanto di offese e parolacce; mi facevano sgambetti o mi spingevano mentre camminavo. Per quei lunghi cinque anni ho sofferto di attacchi di panico, ansie, volevo studiare da casa pur di non vederli più. Per fortuna, poi, l’incubo è finito grazie alla maturità che non mi ha permesso di avere più contatti con loro. Adesso sono qui a parlavi di un romanzo che, in un certo senso, racconta la mia esperienza di bullismo, ovvero Carrie.
Carrie è un romanzo di Stephen King pubblicato nel 1974 che tratta, appunto, la tematica del bullismo raccontata attraverso il terrore, la violenza e la crudeltà. La protagonista principale è Carrie White, un’adolescente cupa, strana, dall’aspetto poco attraente che è bersagliata fin dall’infanzia dagli scherzi crudeli dei suoi coetanei. Vive con la madre, Margaret, donna puritana affetta di turbe psiche e fanatica delle rigide idee religiose al fine di infliggere alla figlia, quotidianamente, punizioni fisiche e morali.
La ragazza non subisce solo vessazioni in casa e da parte dei figli dei vicini, ma anche a scuola. Infatti, tutto inizia quando Carrie, dopo la lezione di educazione fisica, mentre fa la doccia insieme alle sue compagne di classe, ha le sue prime mestruazioni. Spaventata e non capendo cosa stia succedendo al suo corpo, le compagne, appena si accorgono della situazione, cominciano a prenderla in giro tirandole addosso degli assorbenti. Stephen King nella sua opera mette a nudo tutta la malvagità dei bulli che si accaniscono, senza ovvio motivo, ma solo per il gusto di farlo, contro la persona debole ed indifesa. Infatti, Carrie è vista dai suoi compagni come un essere schifoso e troppo visibile, una cosa che bisogna schiacciare, eliminare, nascondere. Diventa l’oggetto di un gioco perverso, un massacro il cui scopo non è quello di far sparire la ragazza stramba, ma di umiliarla continuamente, sfogando frustrazione e rabbia.
Quando la madre viene a sapere del suo ciclo mestruale, la punisce per questo nuovo stato di impurità definendola figlia del Demonio e fa risvegliare in lei un potere che giaceva addormentato nella sua mente fin dall’infanzia. Carrie, infatti, è telecinetica, ovvero in grado di spostare gli oggetti con la sola forza della mente.
Sue Snell l’unica bulla del gruppo, inizia a sentirti in colpa per via delle cattiverie inflitte a Carrie e per rimediare chiede al fidanzato popolare della scuola di invitare Carrie al ballo di fine anno. Ma ormai il danno è fatto: Carrie è al massimo dei suoi poteri e sta imparando a controllarli.
Le cose migliorano, quando Carrie viene invitata dal fidanzato di Sue al ballo di fine anno e durante questo evento King fa entrare il lettore nei pensieri della protagonista. Come tutte le adolescenti, ha dei sogni e dei desideri; vuole delle amiche, un fidanzato, innamorarsi, ma soprattutto essere accettata. L’immagine goffa e strana di Carrie sparisce e al suo posto compare una ragazza bellissima e corteggiata. Ma ancora una volta tutto crolla: la malvagia Christine, che ha una vera e propria fissazione per Carrie, vuole umiliarla davanti a tutti. Ed è proprio qui, al ballo della scuola, simbolo della società americana benpensante (dove ci si veste bene, ci si incontra, ci si saluta e si fa finta di essere qualcuno), simbolo del passaggio dall’adolescenza all’età adulta, che inizia l’orrore: il momento di glorificazione della gioventù, diventa massacro della gioventù, Carrie si trasforma da vittima ad aguzzino, in una spirale di violenza e morte che segnerà per sempre la storia della città.
E’ stato durante il periodo in cui stavo subendo bullismo dai miei compagni, che ho letto, per la prima volta, questo romanzo di Stephen King. L’autore si è concentrato molto su quegli adolescenti timidi, un po’ goffi che cercano di farsi accettare dagli altri. A quell’età è abbastanza difficile rispondere o reagire alle vessazioni continue dei coetanei perché l’anima è sensibilissima, fortemente emotiva, facile a lacerarsi, estremamente recettiva ed impressionabile: non si scherza con i sentimenti di un adolescente perché altrimenti le conseguenze saranno disastrose, distruttive, letali.