Conflitto furibondo
Quando penso a Conflitto Furibondo, il secondo dei tre casi extra di questa lunga saga, la parola che mi viene in mente non è “giustizia”, ma “inevitabilità”.
Questa storia, ambientata nel passato rispetto alle vicende principali di Wolf, mette in scena Diego Armando e Mia Fey, un duo affiatato, ma ancora acerbo.
Apro parentesi: scelsi Diego in quanto avevo già inserito il cameo di Godot, e a livello di timeline e tizio interessante cadeva perfettamente, ma non avevo ancora giocato Trials and Tribulations (non era uscita la traduzione ita), quindi mi basai, sia per Godot che Diego, su quanto avevo letto sul sito Court Records (e pare mi vennero entrambi bene).
Diego è già il solito caffè fumante e sarcasmo pungente, Mia è l’astro nascente che si sta formando, ma che non ha ancora dovuto affrontare il peso del “nome Fey” fino in fondo. A condurre l’accusa, il ruvido Neil Marshall, un uomo che ha ben chiaro il confine tra legge e caos — anche se non sempre riesce a stare dalla parte del primo.
Nel mezzo? Un massacro in un ritrovo criminale, un’arma rubata, un cast di criminali disfunzionali e un ragazzino di nome Wolf Lonnie che, a otto anni, già mette a disagio in tribunale più degli imputati stessi, insieme ad Ayane che ha sei anni.
Ma non è per Diego o Mia che questo caso rimane impresso. Lo è per due nomi: Knight Darketh… e suo figlio, Reginald.
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