In scrittura creativa, e in particolar modo nei generi action, arti marziali, avventura o simili, è frequente che un personaggio si ritrovi in situazioni in cui riceve o dovrebbe ricevere una ferita fisica più o meno grave.
Questo genere di situazione e dettaglio viene a volte sottovalutato e svilito dallo scrittore, creando situazioni involontariamente bizzarre, se non addirittura ridicole.
Per spiegarmi meglio, citerò l’esempio del film Crawl – Intrappolati (2019): il film presenta una situazione in cui un uragano è in rotta di collisione con la Florida, e proprio l’arrivo della tempesta causa un’alluvione e il seguente comparire di diversi alligatori dove non dovrebbero essere presenti.
Haley e suo padre Dave si ritrovano quindi a sopravvivere in una Florida allagata e diventata praticamente una palude infestata da alligatori. A un certo punto, uno di questi riesce ad azzannare il braccio di Dave e a strapparglielo.

Fin qui ha tutto senso.
Il problema sorge quando Dave inizia quasi ad ignorare il trauma che una tale ferita dovrebbe causargli e a fare sforzi e movimenti in teoria impossibili per un uomo della sua età, nelle sue condizioni.
Ecco che torniamo al mio argomento principale: ritengo che in scrittura creativa, e soprattutto nei generi che ho menzionato, causare una o più ferite a un personaggio sia parecchio importante per mantenere il racconto verosimile e credibile, oltre che interessante. D’altronde, non per nulla si parla di “plot armor” quando un personaggio riesce a cavarsela sempre.
Tuttavia, non bisogna “solo” limitarsi a riempire un personaggio di ferite.
Se, per esempio, un personaggio riceve una ferita grave, come nel caso di Crawl, è auspicabile che tale personaggio sarà quantomeno fuori commissione per un bel po’. Se un personaggio invece riceve una ferita minore (un pugno), allora è palpabile che prosegua nei suoi intenti senza troppi problemi.
È importante quindi essere consapevoli sia del tipo di ferita che si intende infliggere, sia delle ripercussioni sul racconto e sul personaggio che la subisce.
Un altro aspetto correlato è l’aspetto della fatica, altro dettaglio spesso sottovalutato negli action. Anche il migliore degli atleti si stancherà dopo continui e pesanti sforzi, eppure questo viene spesso ignorato, vedendo eroi improvvisati scalare palazzi manco fossero King Kong.
Ovviamente, lo sforzo fisico va di pari passo alle ferite ricevute. È abbastanza surreale che un agente di polizia, che è stato colpito da un proiettile in maniera non letale, si dia all’inseguimento mozzafiato di un criminale, sul tetto di un grattacielo, con tanto di parkour.
Un bell’esempio di quello che dici è il libro First Blood da cui è stato tratto il primo film di Rambo. Li si fa un uso molto attento dei concetti di ferite e stanchezza.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Mi piace sempre molto quando, nelle storie, si fa uso verosimile o realistico di ferite e stanchezza. Dà un’idea e una sensazione migliore di stakes e di tensione. Vedere personaggi impervi a danni e fatica è a dir poco frustrante!
"Mi piace""Mi piace"