Creare un romanzo fantasy è un’impresa tutt’altro che facile. Chi si cimenta in un compito del genere non deve solo stabilire quali sono le regole che governano il suo mondo, ma anche ricordarsi di rispettarle sempre e comunque. Infrangerle anche solo una volta significherebbe correre il rischio di rovinare quel sacro patto sancito con il lettore, noto ai più come “sospensione dell’incredulità”. Inoltre, bisogna creare da zero un’ambientazione, popolarla di razze interessanti e fare del proprio meglio per renderla viva e credibile (magari arrivando persino a disegnarne la cartina per rendere il tutto più “tangibile”).
Per conoscere meglio questa realtà, oggi faremo quattro chiacchiere con Selene Rampolla, la giovane autrice della saga epic fantasy Akire, di cui finora sono usciti i primi due libri (“Akire – La banda di Alastrine” e “Akire – La profezia dei draghi”).
Ciao Selene e grazie per aver accettato di partecipare a questa intervista! Parto subito con una domanda classica: com’è nata la tua passione per la scrittura?
Ciao Alessandro! E grazie per questa bell’opportunità! Ti dirò, io ho sempre raccontato storie, fin da quando ero bambina: abitando in periferia e andando a scuola in città, durante i tragitti in macchina ero spesso io a raccontare storie a mia mamma. Da lì è stato abbastanza naturale iniziare a scrivere le idee, complici gli esercizi di scrittura che ci assegnavano alla scuola elementare.
Nel fantasy, soprattutto quello più classico, il worldbuilding è molto importante per catturare il lettore e trasmettergli la sensazione di vivere, almeno per qualche ora, nei luoghi in cui si svolge la storia. Come ti sei approcciata alla creazione di Sabrié e delle sue razze? Hai avuto delle fonti di ispirazione particolari?
La prima parte del processo creativo dell’ambientazione è stata banale convenienza: determinati luoghi mi servivano per la trama. Da lì sono andata a fare delle ricerche dal reale, per la zona di Roas ho preso come modello la struttura fisica della Francia, in particolare per i rilievi mi sono rifatta al massiccio centrale.
Le razze sono abbastanza classiche: Elfi, Mezzelfi, Nani, Centauri, oltre agli Umani. Di queste ho modificato alcuni dettagli dell’immaginario classico per renderli un po’ più miei, più caratteristici.
In più ho creato una mia razza, gli Yamiya.
Quali sono state le sfide che hai dovuto affrontare durante la stesura dei libri che compongono la saga di Akire?
I miei più grandi ostacoli sono stati me stessa e i miei personaggi. Più volte mi sono scontrata con i miei limiti, in scene impegnative che non sapevo come scrivere e in quelle occasioni la voglia di gettare la spugna era tanta. Mi sono arrabbiata un sacco quando, cercando un quaderno in cui scrivere, ne ho trovato uno con stampato sulla copertina “Se vuoi ce la fai”. E, arrabbiata per com’ero, ho iniziato a buttare giù in quel quaderno la parte finale del primo libro che non ne voleva sapere di farsi scrivere.
Ci sono stati anche momenti i cui i personaggi facevano qualcosa di non programmato, assolutamente coerente con il loro carattere e la loro personalità, ma che mi complicavano o addirittura modificavano parte della trama. Sono sempre stati cambiamenti in positivo a mio parere ma dover riorganizzare il tutto non è stato semplice, né piacevole.
Quali sono i tuoi autori preferiti? In che modo le loro opere ti hanno influenzata come scrittrice?
Dirò la verità: non ho un autore o un’autrice preferito/a. Sicuramente il mio stile è stato influenzato da Christopher Paolini e Licia Troisi perché ho letto i loro libri durante l’adolescenza. Durante l’università ho letto Tolkien ma non ho mai tentato di emulare il suo stile, mi sono limitata a prendere idee dal suo modo di descrivere gli ambienti naturali. Invece ho rubacchiato qualcosa a Justin Cronin e Jay Kristoff, anche se ho impiegato un po’ di tempo a rendere organico il mio stile con elementi altrui.
In futuro ti piacerebbe scrivere qualche storia legata a un genere diverso dall’epic fantasy?
Sì, assolutamente. Ho vari plot in mente che riguardano altri sottogeneri del fantasy e non solo. Per esempio ho un’idea per romanzo di fantascienza e un romance iniziato che prima o poi vorrei riprendere e completare.
Che consigli daresti a chi ha una storia nel cassetto ma non sa dove iniziare a raccontarla?
Siate e pazienti e contemporaneamente buttatevi. Raccogliete idee, confrontatevi e, se è possibile, dedicate alcune ore, anche solo due, della giornata alla scrittura. Leggete tanto ma non solo, consumate più media possibili e informatevi. Siate curiosi e attenti: qualsiasi cosa può darvi un’ispirazione o un’idea. Non fossilizzatevi su qualcosa che magari non riuscite a scrivere come vorreste ma andate avanti, per le revisioni e le riscritture ci sarà sempre tempo. E soprattutto non scrivete per scrivere, scrivete per raccontare: una storia, un concetto, la vita di un personaggio. A volte mi sembra che ci siano persone che voglio solo diventare scrittori. Io credo invece che il vero motore che vi porterà avanti sarà la storia, non una qualsiasi, ma quella giusta. Giusta per voi, con i giusti personaggi e il giusto messaggio.
So che oltre alla lettura e alla scrittura apprezzi molto anche il mondo dei giochi di ruolo. Pensi che questa passione abbia in qualche modo avuto un impatto sul tuo approccio alla narrazione?
Premetto che io ho iniziato a giocare di ruolo dopo aver iniziato a scrivere e quando Il primo libro di Akire era prossimo alla pubblicazione. Il GDR mi ha dato altri spunti per gestire vari momenti nella narrazione come magie e scene di combattimento. Di recente ho iniziato a giocare come DM e ho scoperto un nuovo modo di fare worldbuilding diverso sa quello che avevo usato per la creazione di Sabrié, tecnica che sicuramente userò in futuro.
Grazie ancora per aver partecipato a questa intervista!
Potete trovare maggiori informazioni sui libri di Selene sul sito della casa editrice Elpìs Editrice.