Ma come meme lo dici?

A tutti piacciono i meme.
O per lo meno vedendone uno hanno riso. Oppure mentono.

A meno che non si viva sotto un sasso o si decida di meditare nel deserto per giorni senza alcun contatto col mondo esterno, quando si dice ‘meme’ si ha ben presente cosa sia. Ed è questo il loro grande potenziale: oltre alla risata c’è di più. Che li si trovino normie o dank al punto giusto, i meme fanno molto più che inclinare all’insù la bocca tanto che molti hanno iniziato a vedere in loro delle vere e proprie opere d’arte – con buona pace dei critici amanti della tradizione.
Devono tutto alla loro universalità e alla loro capacità di veicolare in modo coeso un messaggio ben preciso capace di andare ben oltre le barriere linguistiche. Come spiega la storica dell’arte Valentina Tanni, infatti, “il meme è un linguaggio artistico, un processo collettivo di appropriazione e manipolazione di altri mondi dove le persone modificano ogni volta il significato di un’immagine”. Non male per un meme.

Ciò che non si è mai preso in considerazione, però, è proprio questo: il meme come machete per addentrarsi nella giungla culturale di una lingua e comprenderla nelle sue sfumature più sottili. Può un meme aspirare a tanto senza incappare nel peccato di presunzione? Spoiler: sì. Ma andiamo con ordine.
Se vi è mai capitato di vedere una serie tv con qualcuno born and raised in the UK, vi siete accorti che ciò che diverte loro non fa divertire voi e viceversa. Questo succede perchè l’ironia è uno degli elementi più complessi da traslatare da lingua a lingua e, assieme ai realia, rappresenta una delle principali barriere comunicative tra popoli che non fa dormire sogni tranquilli a chi di professione fa il traduttore. Più il background culturale di tali popoli è lontano, più difficile sarà far ridere il popolo che parla la lingua verso cui si traduce.
Ecco che arriva in soccorso il meme.
Proprio per l’universalità sopracitata dalla Tanni, il meme non solo abbatte il limite di comprensione ma addirittura aiuta a capirlo meglio scherzandoci su.
Non è difficile, infatti, scrollare la home di un qualsiasi social e imbattersi in un meme che prende in giro l’accento inglese, metta a confronto le differenze fra American e British English o faccia vedere come la stessa parola in più lingue venga detta in modo più o meno simile tranne una – vero, tedesco? – o come più parole diversissime fra loro per significato si pronunciano nello stesso modo, solitamente usando il template degli spiderman che si indicano in cerchio.

Prendiamo in esame proprio questo tipo di meme e guardiamolo un po’ più da vicino. L’impatto visivo è tutto in un meme quindi fondamentale per far capire a chi lo guarda quale sia il punto; qui è palese che la quantità di spiderman salti all’occhio come primissima cosa ben sapendo che al mondo dovrebbe esisterne solo uno, proprio come unica dovrebbe essere la pronuncia di una parola.
Il messaggio è chiaro, diretto, e provoca uno ‘shock’ in chi lo guarda: più parole che non hanno nulla a che fare fra loro hanno lo stesso significato, cosa dettata dalla fonetica della lingua. Lo stesso pattern di ragionamento lo si può applicare su qualsiasi altro meme simile. Sì, pure quello con la regina Elisabetta che si domanda come mai nel resto del mondo non si usino le nuvole di pioggia come unità di misura delle cose.

Per non parlare della natura hic et nunc, qui e ora.
Ogni bravo studente di lingue sa bene come queste non siano statiche ma, anzi, organismi vivaci che amano giocare a contarminarsi proprio come sorelle che rubacchiano nell’armadio l’una dell’altra prendendo quello che piace di più per poi non restituirlo facendo finta che sia sempre stato loro. Ecco, i meme rispecchiano anche questo.
Il meme nato e digerito in un dato periodo storico contiene preziose informazioni su come una lingua venisse usata, soprattutto scritta, quanto abbia condiviso con altre lingue e lo slang del momento, sicuramente diverso rispetto di oggi, magari anche di poco.
Insomma, si tratta di un vero e proprio carotaggio del ghiacciaio di una lingua.
Poco convinti? Recuperate un meme di cinque anni fa e mettetelo a confronto con quello più fresco salvato nel rullino e giocate a ‘Trova le differenze’.

Se un’immagine vale più di mille parole, figuratevi un meme.

Autore: Elena Sozza

Mamma mi diceva che per difendermi dovevo usare le parole. Papà i pugni. Da quando ho capito che una Montblanc può uccidere, ho deciso che sarei diventata una traduttrice. Il mio gancio destro è una Bic blu, quello sinistro è la tastiera del portatile. Sogno di avere una casa in cui appendere alle pareti le locandine di tutti i miei film preferiti. Nel frattempo traduco, leggo, scrivo, proud mama de La Tradunauta e persona adulta e responsabile che beve almeno un litro di acqua al giorno.

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