Ciao a tutti e benvenuti a una nuova intervista!
Oggi andremo a parlare con una persona che non solo scrive libri, ma che si occupa anche di rendere più belli quelli degli altri attraverso l’editing. Ha da poco pubblicato il libro “Patèra – La maledizione del Nemord”, che ho avuto piacere di leggere e apprezzare per la sua atmosfera oscura e lo stile utilizzato, capace di catapultare il lettore dentro la trama. L’ospite in questione è Nico Olindo, che ho conosciuto sul gruppo Telegram “Scrittori del Fantastico” (lo ricordate? Ne abbiamo parlato in occasione dell’intervista con Antonio Agostinacchio).
Ciao Nico e grazie per aver accettato di partecipare a questa intervista!
Partirei subito con una domanda su Patèra: cosa ti ha spinto a scrivere il libro? C’era un messaggio in particolare che volevi far arrivare ai lettori?
In realtà Patèra è nato come uno sfogo. Volevo scrivere quello che sentivo ma trasposto in un mondo immaginario, ai tempi avevo massimo dodici anni. Poi un decennio dopo ho capito che i personaggi potevano (forse) essere un buon punto da cui ripartire. Sai, si cresce. Ho deciso che Patèra sarebbe stato il mio riscatto, la condanna della mia adolescenza resa al meglio, per poter regalare quello che ho imparato a chi lo avrebbe letto. Con Patèra vorrei fare arrivare il concetto di “grigio”, di compromesso, che poco si trova in esempi veri nella vita reale. Voglio accettare la parte di me che non è rose e fiori, voglio fare capire quanto essere umanə sia difficile proprio perché non è per forza luce o buio. Siamo di più: ecco cosa chiamo “Magia”.
Per questo libro hai scelto di affidarti alla scrittura immersiva, che negli ultimi anni ha iniziato a far parlare di sé, quantomeno in alcuni ambienti. Come mai l’hai preferita ad altri stili narrativi?
La scrittura immersiva è un viaggio. Non disdegno altre scuole di pensiero ma da quando ho capito il potenziale della prima persona (almeno per me) ho deciso di buttarmi e provarci. Da editor trovo illuminante cimentarsi in challenge con se stessə, perché no? Poi studiare è divertente!
Da editor, che consigli daresti a chi si approccia per la prima volta alla scrittura immersiva?
Credo che il consiglio migliore sia: studia più che puoi, attingi da più fonti, costruisci il tuo stile. Una cosa che sento dire spesso è che “chi usa l’immersiva non ha stile perché scrive come tutti”. Non è vero. Lo studio, se assimilato davvero, può portare ogni persona a creare una propria voce riconoscibile.
Uno degli aspetti più particolari di Patèra sono le numerose domande senza risposta, che portano sia il lettore che Danae, la protagonista, a provare un forte senso di smarrimento per buona parte dei capitoli. È stata una scelta voluta? Pensi di averla dosata bene o di aver calcato un po’ troppo la mano in alcuni frangenti?
La confusione della protagonista, e quindi della trama, è nata come uno scherzo – ma con le varie riscritture ho capito che fosse parte integrante del lavoro. L’ho voluto io stessə, e non nego che sia stato difficile dosarla nelle scene. Le domande senza risposta, a mio parere, rendono il tutto più oscuro – e pongono il lettore davanti a una scelta: continuo la saga? Voglio sapere come va a finire?
Una delle più grandi verità è che l’uomo è curioso, quindi mi piace giocarci su. Ovviamente dal secondo libro si capiranno più cose – è una questione di tempo della narrazione, e a noi la suspance piace.
Un tema ricorrente del libro è lo scontro interiore tra quel che si desidera e quel che la vita impone di fare. I protagonisti sono chiamati a compiere delle scelte che cozzano con quel che vorrebbero davvero, ritrovandosi a percorrere un cammino solo in parte libero. È un aspetto sul quale vorresti che i lettori riflettessero?
Credo che chiunque abbia dei demoni interiori che non possono essere espressi o risolti per via della società. E sì, vorrei che in questo mondo si possa essere chi si vuole, senza timore di apparire come un barile di paure represse. Non c’è scampo, dobbiamo renderci conto che siamo umanə e ci tocca vivere così. Spero che in qualche modo il sottotesto arrivi a chi leggerà Patèra perché, nel mio piccolo, ho molte idee su questi temi. Insomma, crescere fa paura; avevo bisogno di condividere – in parte – quel poco che ho imparato.
Per il futuro hai qualche progetto in cantiere di cui puoi parlarci?
Beh, sto editando il secondo libro di Patèra (uscirà in primavera/estate), ho già pronte le scalette della seconda dilogia. Poi… Beh, ho un progetto enorme in testa da almeno tre anni. Ma deve ancora maturare. Chissà che dopo Patèra non arrivi un bel mattone storico/fantasy 👀
Quali sono le opere che hanno influenzato, in un modo o nell’altro, la creazione di Patèra?
In realtà credo si tratti di mera lettura di classici. So che non ha nulla a che fare con Cime Tempestose, ma Hey: da qualche parte si imparano le emozioni. Per quanto riguarda la nicchia di genere credo di aver letto e imparato tanto soprattutto da autorə come la Dabos, la Taylor e – perché no? – Tolkien. Non nego però che l’intento del sottotesto sulla filosofia di vita umana viene dalla lettura della Trilogia di Queste Oscure Materie 🙂
Ottime influenze, non c’è che dire! Grazie ancora per il tempo che ci hai dedicato.
Se siete interessati a Patèra e volete saperne di più vi rimando ad Amazon, dove potete leggere anche un estratto.