Pillole di Folklore # 15 – Amaterasu

Nata dalle lacrime di Izanagi, il creatore di tutte le divinità giapponesi, Amaterasu è la dea del sole e regna sul dominio del cielo. È legata anche alla coltivazione del riso, all’allevamento dei bachi da seta e alla tessitura. È una delle dee più importanti della religione shintoista e ogni 17 luglio si tengono delle processioni in suo onore lungo tutte le strade del Giappone.

Suo fratello Susanoo è il dio del mare e delle tempeste. Inizialmente i due fratelli regnavano in armonia sulla piana celeste, ma col passare del tempo Amaterasu iniziò a provare sempre più rabbia per le calamità naturali causate da Susanoo. Decise quindi di rifugiarsi all’interno di una grotta, privando il mondo della luce del sole. Per convincerla a ritornare nel cielo, le altre divinità organizzarono una grande festa e appesero uno specchio all’ingresso della grotta. Incuriosita dalla musica e dalle risate, Amaterasu guardò fuori dalla caverna, vide il proprio riflesso nello specchio e rimase abbagliata dalla bellezza del suo corpo.

La dea ritornò nella volta celeste, restituendo al mondo la luce del sole. Suo fratello, invece, venne cacciato.

Il 21 dicembre, in Giappone, si celebra ancora oggi l’uscita di Amaterasu dalla caverna.

Per approfondire:

http://www.sapere.it/enciclopedia/Amaterasu.html

https://www.ancient.eu/Amaterasu/

Pillole di Folklore # 14 – Le origini di Oisin

Painting created by the english artist and printmaker Hester Cox
Painting created by the english artist and printmaker Hester Cox | https://www.instagram.com/hestercoxprint/p/BD–zwrn7d8/?hl=it

Nella mitologia irlandese, Oisin era un prode guerriero, un abile poeta e un bardo. È il principale narratore del Ciclo feniano. Oggi ci concentreremo sull’affascinante leggenda della sua nascita, rimandando a un’altra occasione la narrazione delle sue gesta.

Si narra che la madre di Oisin, Sadbh, era una Sidhe che venne trasformata in un cervo dal druido Fer Doirich. Durante una battuta di caccia, il mitico cacciatore-guerriero Fionn Mac Cumhaill la catturò senza farle del male. Sadbh riottenne così le sue fattezze umane e Fionn si innamorò di lei.

I due si sposarono e gli dei benedissero la loro unione con un bambino. Ma mentre Sadbh era incinta, Fer Doirich riuscì a trovarla e a trasformarla di nuovo in un cervo. Incapace di formulare pensieri razionali, la Sidhe seguì l’istinto animalesco e sparì per sempre nella foresta.

Sette anni dopo, Fionn trovò il figlio di Sadbh sul monte Ben Bulben e gli diede un nome il cui significato è “cerbiatto”: Oisin.

Per approfondire:

http://www.mythencyclopedia.com/Ni-Pa/Oisin.html

Pillole di Folklore # 13 – Beira

Nel folklore scozzese, Beira, nota anche come Cailleach, era la dea dell’inverno. È presente anche nella mitologia irlandese e in alcune credenze delle popolazioni delle isole inglesi.

In realtà, definirla solo una dea dell’inverno è alquanto riduttivo. Secondo lo studioso del folklore Donald Alexander Mackenzie, Beira era la madre di tutti gli dei e le dee della mitologia scozzese. Durante l’inverno, la dea regnava incontrastata e controllava con la paura tutti i suoi sudditi. Ma durante la primavera iniziavano le prime ribellioni, rinforzate dalla speranza che presto sarebbero arrivati Angus e Bride, il re e la regina dell’estate e dell’abbondanza.

Beira viene descritta come una strega dalla pelle blu e con un occhio solo (caratteristica tipica di altre divinità assetate di conoscenza come, per esempio, Odino).

In una delle versioni della leggenda, la divinità è alla ricerca dell’amore di un eroe. Se il prode la amerà nonostante il suo aspetto da strega, lei prenderà le sembianze di una splendida fanciulla. Questa trasformazione sembrerebbe rispecchiare i semi che dormono durante l’inverno e diventano dei fiori stupendi in primavera.

Per approfondire:

http://www.ancient-origins.net/myths-legends/beira-queen-winter-006053

http://www.sacred-texts.com/neu/celt/tsm/tsm04.htm

Pillole di Folklore # 12 – Camulus

Camulus è un dio della guerra della mitologia celtica. Veniva venerato dai Remi, una tribù che viveva nell’area corrispondente all’attuale Belgio. Il suo culto era diffuso anche in Inghilterra e la città di Colchester (nota un tempo come Camulodunum) deve il suo nome proprio a questa divinità. Per i Romani, Camulus non era altro che il dio della guerra Marte con un nome diverso.

Non si sa molto del suo aspetto, ma pare che avesse delle grosse corna da montone sul capo (come si evince dalla sua rappresentazione su alcune monete rinvenute a Camulodunum).

Il suo simbolo era il cinghiale selvatico e brandiva una spada ritenuta invincibile.

Come si può notare, ben poche informazioni riguardanti questa divinità sono giunte fino a noi. È molto probabile che i Remi si siano portati nella tomba tutti i più grandi segreti di Camulus.

Pillole di Folklore # 11 – Il Kelpie

Nel folklore celtico, il Kelpie è uno spirito maligno in grado di assumere le sembianze di un cavallo bianco. È riconoscibile dalla coda e dalla criniera perennemente bagnate. Infesta i fiumi e i laghi della Scozia e dell’Irlanda e appare solitamente durante le giornate nebbiose. Col suo comportamento mite invita i passanti a salirgli in groppa per fare una piacevole cavalcata. Se qualcuno è così sventurato da cedere alla tentazione, il Kelpie lo disarcionerà e proverà ad affogarlo (in alcune versioni della leggenda, il Kelpie prova addirittura a mangiare la vittima). I suoi bersagli preferiti sono i bambini.

L’unico modo per rendere mansueto un Kelpie è afferrare le sue briglie. In questo modo sarà possibile dargli degli ordini.

I Kelpie possono anche assumere delle sembianze diverse da quelle di un cavallo. A volte si fingono delle bellissime fanciulle per attirare gli uomini nello specchio d’acqua che infestano e ucciderli senza pietà.

Inoltre, possono usare i loro poteri magici per provocare un’inondazione e portate le loro vittime in punti molto pericolosi del lago o del fiume in cui si trovano.

Pillole di Folklore # 10 – Akaname, il lecca sporcizia

Ci sono alcuni Yokai noti per la loro lingua lunga. Tra questi, l’Akaname si distingue per la sua passione per i bagni poco puliti, dove può trovare il sudiciume di cui va ghiotto. Di solito viene rappresentato con la pelle rossa e unta. È alto più o meno come un bambino, ma sembra ancora più piccolo a causa della sua postura ingobbita.

Ha un carattere piuttosto timido ed entra nelle case solo quando i proprietari sono assenti o addormentati. Non è pericoloso per gli esseri umani. Come gli scarafaggi e i topi, detesta le case troppo pulite e appare solo dove le condizioni igieniche sono poco curate.

Si dice che sia la personificazione della paura di usare un bagno non illuminato durante la notte.

Inoltre, qualcuno sostiene che la leggenda degli Akaname sia nata per invogliare i giapponesi a tenere i bagni puliti.

Per approfondire:

http://yokai.wikia.com/wiki/Akaname

http://cryptidz.wikia.com/wiki/Akaname

Pillole di Folklore # 9 – Ammit, la grande divoratrice

Nella mitologia Egizia, Ammit era una divinità del regno dei morti. Aveva un aspetto mostruoso e il suo corpo era composto da parti di vari animali: testa di coccodrillo, zampe anteriori e tronco da leonessa e zampe posteriori da ippopotamo.

Il suo soprannome, “la grande divoratrice”, era legato al ruolo che svolgeva nel tribunale dell’oltretomba. Divorava infatti i cuori dei defunti che venivano giudicati colpevoli e non idonei ad accedere al regno di Osiride, condannandoli così all’oblio.

Benché non venisse venerata nei templi, si riteneva che la sua immagine fosse in grado di allontanare le forze del male. Nel libro dei morti viene spesso raffigurata nelle scene riguardanti la psicostasia.

Per approfondire:

http://www.egittoantico.net/2015/12/il-culto-di-ammit.html

http://ancientegyptonline.co.uk/ammit.html

Pillole di Folklore # 8 – Orfeo

Ci sono molte storie tragiche nella mitologia greca e quella di Orfeo non fa eccezione. Il figlio del re di Tracia Eagro (o, più probabilmente, del Dio Apollo) e della Musa Calliope era un talentuoso poeta e musicista. Persino gli alberi e le pietre non restavano indifferenti al suono della sua lira.

Quando la sua amata Euridice morì, Orfeo si armò di coraggio e affrontò la terribile discesa negli inferi. Una volta giunto al cospetto di Ade e Persefone, iniziò a cantare con voce piena di dolore e disperazione. Quel canto così straziante impietosì i due signori degli inferi e li convinse a concedere ad Euridice di tornare nel mondo dei vivi. Posero solo una condizione a Orfeo: durante il viaggio verso la superficie gli era proibito voltarsi a guardare la fanciulla.

Orfeo prese per mano l’amata e iniziò il lungo cammino verso la civiltà. Durante il viaggio, alcuni pensieri sinistri iniziarono a tormentarlo. La donna dietro di lui era davvero Euridice? Non poteva forse essere un’ombra con le sue sembianze? I signori degli inferi lo avevano forse ingannato? Quei dubbi gli fecero dimenticare la promessa che aveva fatto ad Ade e a Persefone. Cercò con lo sguardo Euridice e non appena vide il suo volto lei perse la vita una seconda volta.

Per approfondire:

http://www.elicriso.it/it/mitologia_ambiente/orfeo_euridice/

http://www.scudit.net/mdbuzzatimito.htm

Pillole di Folklore # 7 – Ningal

Nella mitologia Sumera, Ningal era la dea della Luna, dei canneti e delle paludi. Era la figlia di Enki e di Ningikuga. Nanna, il dio della luna, era il suo consorte. Diede alla luce il dio del sole Utu e la dea dell’amore Inanna. Veniva venerata nella città di Ur, all’intero del tempio E-Karzida.

Il suo più grande talento era la capacità di comprendere il linguaggio dell’ignoto presente nelle immagini, nelle antiche leggende, nella poesia e, soprattutto, nei sogni. Riusciva a interpretare con successo l’oscuro simbolismo presente nelle esperienze oniriche dei dormienti. È dunque anche la dea dell’interpretazione dei sogni, della divinazione e dell’intuizione.

Pillole di Folklore # 6 – Il Kamaitachi

Tra gli yōkai più pericolosi c’è di sicuro il Kamaitachi. Ha l’aspetto di una donnola munita di artigli affilati come rasoi. Si manifesta con un turbine di vento e causa gravi ferite alle gambe dei viandanti che hanno la sfortuna di imbattersi in lui. Secondo la credenza popolare, le ferite causate dal Kamaitachi sanguinano copiosamente senza però provocare il minimo dolore. Esiste però anche la credenza opposta: dalla ferita non esce una goccia di sangue, ma il dolore è insopportabile.

Qualcuno sostiene che i Kamaitachi non siano altro che correnti anomale che soffiano tra le alture, il che spiegherebbe perché i loro attacchi sono così diffusi nelle regioni montuose di Gifu e Niigata.

La versione più famosa della leggenda, sostiene che tra le montagne delle regioni di Mino e Hida fosse presente un terzetto di donnole famoso per le sue aggressioni ai viandanti. Ogni membro del trio aveva un compito ben preciso: una donnola aggrediva il passante, un’altra gli tagliava la pelle delle gambe e infine una terza cospargeva le ferite con un farmaco in grado di annullare il dolore.