Phoenix Wright: dalla resa alla redenzione – un’analisi della transizione del personaggio

Phoenix Wright è uno dei personaggi più amati della serie Ace Attorney, un avvocato di difesa noto per il suo coraggio, la sua determinazione e il suo acuto senso della giustizia. La sua evoluzione nel corso dei giochi è un perfetto esempio di come i personaggi possano crescere, cambiare e affrontare sfide che ne trasformano l’essenza.

Tuttavia, la transizione di Phoenix da protagonista a figura di un “hobo” in Apollo Justice: Ace Attorney e il successivo ritorno nella serie in Dual Destinies sollevano alcune questioni narrative interessanti, tra retcon e sviluppi complessi che possono confondere anche i giocatori più devoti.

Alessandro ha già analizzato la scrittura di Takumi e stilato una classifica dei titoli migliori, toccando brevemente l’argomento della caratterizzazione di Phoenix.

In questo articolo, esploreremo in dettaglio, a livello di scrittura, come la trasformazione del personaggio di Phoenix Wright, e in particolare la sua evoluzione da un avvocato di successo a una figura caduta in disgrazia e poi alla sua rinascita, rappresenti una delle transizioni più ambigue e sfidanti nel panorama dei videogiochi.

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Dal mistero alla penna: il non detto come stimolo alla scrittura

Le grandi storie non si limitano a raccontare eventi: creano mondi vivi, pieni di misteri e dettagli che accendono la fantasia. Alcune serie, siano esse videoludiche, televisive o letterarie, lasciano volutamente domande senza risposta, dando ai fan lo spazio per immaginare, speculare e, in molti casi, iniziare a scrivere. Questi enigmi diventano una scintilla per la creatività, spingendo i lettori e gli spettatori a diventare autori.

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Quando i modi di parlare dei personaggi creano magia

Nel mondo dei videogiochi, anime e manga, il linguaggio dei personaggi non è mai casuale. Alcuni personaggi si distinguono per un modo di parlare unico che cattura l’attenzione, arricchisce la narrazione e dona loro una personalità indimenticabile. Altri, invece, risultano stancanti o fuori luogo, finendo per appesantire inutilmente la storia. Ma cosa rende un modo di parlare particolare un elemento positivo anziché una fastidiosa distrazione?

In questo articolo esploreremo i punti di forza e le debolezze di questa caratteristica, con esempi pratici. Il punto chiave è che un linguaggio distintivo deve conferire un’”aura” speciale al personaggio, senza risultare forzato o diluire la narrazione. Se ben costruito, può diventare uno strumento narrativo potentissimo.

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Dragon Ball vs Dragon Ball Abridged: un confronto tra originale e parodia

L’universo di Dragon Ball ha affascinato milioni di fan in tutto il mondo sin dal suo debutto negli anni ’80, diventando una pietra miliare nella cultura pop. Tuttavia, un fenomeno parallelo ha catturato l’attenzione degli appassionati: le versioni “Abridged”, ovvero parodie che condensano, reinterpretano e ridimensionano l’opera originale con un tocco comico e spesso irriverente. Tra queste, Dragon Ball Z Abridged di Team Four Star si distingue per il suo enorme successo, al punto da influenzare l’immaginario collettivo su personaggi e narrativa. Ma cos’è una versione Abridged? E come si confronta con l’originale? In questo articolo esploreremo le differenze principali, mettendo in luce pregi e difetti di entrambe le opere, compiendo un’analisi a livello di scrittura.

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Raccontando la storia del gatto mammone ft. Greta Vanth

L’Italia è un Paese ricchissimo di folklore, soprattutto considerando tutte le leggende locali diffuse nelle varie regioni, eppure non capita spesso di imbattersi in libri dedicati alle creature presenti nelle storie che sopravvivono da secoli nella tradizione orale. Con il romanzo Mammon, l’ultimo re dei gatti, l’autrice Greta Vanth ha deciso di rimediare almeno in parte a questa ingiustizia, dando il giusto spazio al gatto mammone, un felino gigantesco che, a seconda della versione della leggenda che lo riguarda, può essere una terribile minaccia o uno spirito positivo in grado di difendere gli esseri umani.

Per conoscere meglio l’opera ho deciso di intervistare la sua autrice, che è stata così gentile da concedermi un po’ del suo tempo.

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Non è sempre facile essere un fan di Doctor Who

Premessa: questa analisi è incentrata soprattutto sull’ultima stagione di Doctor Who (la prima con il quindicesimo Dottore) e contiene spoiler sull’intera trama e sui film Marvel “Avengers: Infinity War” e “Avengers: Endgame”. L’ho scritta dopo essere rimasto deluso dall’ultimo episodio, quindi potrebbe essere influenzata dal mio umore attuale. Detto questo, vi auguro buona lettura e ringrazio in anticipo chi riuscirà ad arrivare alla fine di questo papiro.

L’inizio della nuova era di Russell T Davies

Essere un fan di Doctor Who significa fare i conti con una serie che vive di alti e bassi, soprattutto dal punto di vista della scrittura. All’interno della stessa stagione si può passare da episodi solidi ad altri pieni di errori, incongruenze e scelte illogiche, capaci di far perdere la pazienza anche al Whovian più accanito. Talvolta questa qualità altalenante può essere giustificata dal coinvolgimento di sceneggiatori diversi, non tutti capaci di valorizzare al meglio le storie tipiche della serie, ma a volte capita che la stessa penna brilli in una puntata e vacilli in un’altra.

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I nostri personaggi migliori – Gabriele

Benvenuti al secondo anniversario di Pillole di Folklore e Scrittura! 😊
Per l’occasione, io e Alessandro abbiamo preparato stavolta un sommario di alcuni dei personaggi da noi scritti di cui andiamo più orgogliosi.
Per quanto mi riguarda, iniziamo con il mio personaggio da cui è nato tutto.

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La sospensione dell’incredulità, cos’è e perché è importante conoscerla

La sospensione dell’incredulità è un tacito patto esistente tra l’autore di un’opera e i suoi fruitori. Chi si approccia a un libro, soprattutto se appartenente a generi come il fantasy o la fantascienza, accetta di credere a quello che lo scrittore gli mostrerà, a patto che sia coerente con quanto narrato fino a quel momento.

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Il “più potente”: perché ci attira?

In narrativa, e più comunemente negli shōnen, è facile imbattersi in un personaggio estremamente talentuoso o capace rispetto agli altri, descritto come quello “più potente”, quello che “ha superato i limiti umani”.
Tale personaggio viene spesso presentato in pompa magna, con visual mozzafiato e un’aura di potere a volte letteralmente visibile a occhio nudo.
Un personaggio ritenuto infallibile, ineffabile, impossibile da sconfiggere. In un certo senso il contrario della figura dell’underdog.

Alcuni esempi: Madara Uchiha di Naruto, Aizen di Bleach, il Kishin in Soul Eater, Beerus in Dragon Ball, L e Light in Death Note, e così via.

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La sensazione di essere invisibili e la sindrome dell’impostore – I tormenti dello scrittore parte 2

“E se nessuno calcolasse il mio libro?”
Forse non è una domanda che si fanno tutti gli scrittori, ma io me la sono posta più volte nei giorni precedenti alla pubblicazione del mio primo libro. Con il senno di poi, devo ammettere che non si trattava di un timore del tutto infondato: ogni giorno escono tantissimi saggi e romanzi e farsi notare in mezzo a un marasma del genere è difficile, soprattutto se non si può già contare su un certo seguito. Ho provato più volte la sensazione di essere quasi “invisibile”, anche quando ero consapevole di essere riuscito a vendere alcune copie del libro. Nella mia mente non era mai abbastanza e mi sembrava di essere andato incontro a un flop su tutti i fronti. Con il passare del tempo sono riuscito a scendere a patti con queste sensazioni negative, accettando il fatto di non essere destinato a raggiungere chissà quanti lettori e dando maggiore importanza ai pareri positivi di chi aveva portato a termine la lettura. Non tutti i libri sono destinati a diventare dei best seller, ma ciò non significa che siano per forza scritti male o abbiano qualche problema di fondo.

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