Voglio mangiare il tuo pancreas – Recensione

Voglio mangiare il tuo pancreas (君の膵臓をたべたい Kimi no Suizō o Tabetai?) è un film anime del 2018 diretto da Shinichirō Ushijima, adattamento dell’omonimo romanzo di Yoru Sumino.
La storia vede come protagonisti un giovane studente, di cui non sapremo il nome fino alla fine del film, e Sakura Yamauchi, una sua compagna di classe, all’apparenza molto allegra e solare.
Casualmente il ragazzo trova il diario segreto di Sakura, venendo a sapere che lei è afflitta da una terribile malattia al pancreas. Per questo motivo, le rimangono pochi mesi di vita.
Tuttavia, il ragazzo reagisce con stoicismo, senza curarsene troppo, e Sakura lo nota.

Curiosamente, proprio il fatto che il ragazzo sembra non dare troppa importanza alla sua malattia spinge Sakura a interessarsi a lui: inizia a gironzolargli attorno, ridendo e scherzando, spesso senza destare chissà che reazioni.
Sebbene all’inizio il ragazzo quasi non risponda, man mano si lascia sempre più coinvolgere dalle iniziative di Sakura, arrivando perfino a trascorrere una breve vacanza estiva insieme.

Questo porterà il loro rapporto a farsi più intenso, più profondo – con, in un crudele, inevitabile parallelo, la malattia sempre più alle porte.

Le mie impressioni

Sebbene inizialmente provassi un senso di straniamento riguardo Voglio mangiare il tuo pancreas, per via dell’eccessiva e bizzarra esuberanza di Sakura, nonché dell’altrettanto eccessivo “mutismo” del ragazzo, sembrandomi il tutto uno stereotipo, mi sono rapidamente e piacevolmente ricreduto.

Voglio mangiare il tuo pancreas è un film semplice e complesso allo stesso tempo. La delicatezza con cui viene mostrata la condizione di Sakura, e il modo in cui lei cerca di affrontare il tutto, è toccante.
Dietro la sua esuberanza si nasconde infatti una forte paura: di non lasciare nulla al mondo, di sparire senza che di lei vi sia traccia o ricordo.
La malattia, oltre a portarle via la vita, le toglierà ogni possibilità di far sì che la persona Sakura Yamauchi abbia significato qualcosa.

Dietro all’impostazione tendente allo shōjo, e un film che racconta la sua storia con scenette quotidiane e spensierate, si trova tutto questo: il mondo di Sakura che tocca lentamente quello dell’introverso ragazzo.
La scelta di far sì che il ragazzo non nutra particolare empatia verso Sakura (all’inizio) né di far scadere il tutto in un film romantico aggiunge un ulteriore velo di profondità al racconto.
Come dirà Sakura stessa, il loro rapporto non è né è mai stato una semplice amicizia, né un fidanzamento.

Una volta immersi nel film, è difficile staccare gli occhi. Da un punto di vista del writing, azzarderei dire che è proprio questa altalena di semplice-profondo, di stereotipato-complesso, di giocoso-serio che lo rende indimenticabile e significativo.

L’unica critica che mi sento di rivolgere è relativa ai personaggi comprimari, che ho trovato alle volte magari di contorno, o poco spiegati, sebbene avessero buon potenziale (come l’ex fidanzato di Sakura, o la sua migliore amica).
Di contro, probabilmente, dare più attenzione ai comprimari avrebbe distolto troppo dal focus principale.

Un incredibile film anime che mi sento vivamente di consigliare, sia come intrattenimento che come insegnamento. Valutazione finale:

Classificazione: 4 su 5.

Autore: Gabriele Glinni

Dottore in Mediazione Linguistica con riguardo verso la traduzione specialistica. Amante della scrittura creativa e autore del romanzo Ascend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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