In qualsiasi genere di opera, è frequentissimo imbattersi in uno o più love interest per il personaggio principale, o per i personaggi secondari. Anzi, oserei dire che è diventata una figura talmente comune che è raro non imbattervisi.
In questo articolo desidero proporvi alcune idee e opinioni personali sulla gestione di una simile figura, e di scene relative (toccando anche le scene d’amore).
Anzitutto, come premesso, il love interest è una figura talmente comune da essere divenuta una sorta di cliché. Il pubblico più attento noterà immediatamente quando un personaggio si interesserà, in senso romantico, a un altro, e, per esigenze di trama (ovvero, l’introduzione stessa del love interest), il risultato più “scontato” è che i due finiscano insieme.
Allora quale può essere il “segreto” per una corretta gestione di tale figura? Personalmente, reputo importanti tre fattori:
- Il pairing non deve sottrarre in nessun modo dal plot principale;
- Il pairing non deve essere forzato, e deve svilupparsi in modo convincente e organico;
- Il pairing non deve sottrarre dai due personaggi coinvolti, non deve diventare la loro intera vita.
Se ci si pensa un po’, sono concetti chiave per una relazione seria e duratura nella vita reale.
Vediamo in dettaglio come e perché questi tre punti devono essere rispettati.
Il pairing non deve sottrarre in nessun modo dal plot principale
Mi è spesso capitato di vedere telefilm di ottima qualità che, da un certo punto in poi, includono un pairing “shippato” e voluto dai fan.
Capita che i produttori si accorgano della popolarità del pairing e lo mettano in primo piano, non causando altro che la frustrazione del pubblico.
È il caso di Oliver Queen e Felicity Smoak nel telefilm Arrow, con particolar attenzione verso quarta serie: Arrow è un telefilm d’azione dal tono “batman-esco”.
Il personaggio principale, Oliver Queen, è un uomo che è stato temprato e messo a dura prova dalla vita, impegnato a ripulire la sua città dal crimine.
Vederlo spesso battibeccare e avere difficoltà con la sua amata distrae dalla storia principale, e, collegato al punto tre che tratterò più avanti, de-naturalizza il personaggio.
Il personaggio di Felicity Smoak è stato criticato dalle varie community online per aver rovinato il telefilm, invadendolo con il suo subplot romantico. Questo è successo proprio perché i produttori, tentando di sviluppare il pairing, hanno inserito una serie di liti tediose da seguire, magari nel bel mezzo di una situazione di crisi mondiale.
I conflitti tra due personaggi in un pairing possono esistere, ma non devono diventare una sorta di tumore che risucchia il resto della trama, come un buco nero.
I conflitti di questo tipo devono avere senso ed essere eseguiti in modo leggero, profondo e significativo per entrambi i personaggi.
Il pairing non deve essere forzato
Di nuovo, come nella vita reale, deve esistere un “feeling”, o chemistry che dir si voglia, tra due personaggi. Se non esiste, ma si prova comunque a mettere in coppia due personaggi, si rischia di cadere in questo errore e di alienare il pubblico.
È difficile definire in che consista il feeling, ma si può riassumere, a mia detta, appunto, nella sensazione positiva data dal pensare e immaginare due personaggi stare insieme romanticamente.
Oltre a non essere forzato “alla base”, è anche importante che un pairing si sviluppi tramite scene e momenti adeguati.
Due personaggi non possono finire improvvisamente insieme senza una ragione (o un impulso) specifici.
Sembra un punto abbastanza ovvio, ma capita frequentemente, in varie opere, che due personaggi finiscano insieme in modo abbastanza casuale.

Il pairing non deve sottrarre dai due personaggi coinvolti
Un personaggio ricco di personalità, con un proprio lavoro, dei propri interessi e via discorrendo si ritrova improvvisamente ridotto a essere mostrato unicamente in scene romantiche.
Questo è naturalmente un assassinio dei personaggi e un ottimo modo per rovinarli in poco tempo.
Un pairing ben costruito è un pairing che non sottrae ai personaggi coinvolti, ma aggiunge a entrambi. Aggiungere significa che, laddove entrambi avevano una vita bene o male funzionale e soddisfacente, tramite la relazione trovano un “di più” che li renda felici e li sproni. La relazione non deve quindi diventare la loro unica raison d’être.
Bisogna infine dire che ridurre un personaggio a essere il “tipo” o la “tipa” di un altro personaggio e basta è ovviamente denigratorio per lo stesso (salvo eccezione nel caso sia intenzionale).
Questi tre punti ovviamente si applicano a generi non rosa di narrativa. Nel caso specifico si scriva un’opera rosa, ritengo sia comunque importante rispettare soprattutto gli ultimi due punti e cercare, in qualche modo, di sorprendere e intrigare il pubblico.

Infine, un’ultima parentesi che mi sento di voler aprire:
Le scene d’amore
Prima di tutto, e parlo a livello ovviamente personale, sono il genere di scrittore che si sente a disagio scrivendo tali scene e che preferisce eventualmente implicarle o accennarle.
In linea di massima, io reputo che scene di sesso “gratuite” possano essere non solo di troppo, ma anche invasive a un pubblico non interessato.
Certamente è importante cogliere le emozioni che i personaggi vivono durante l’atto, ma se ciò diviene uno spettacolino erotico che tenta goffamente di strizzare l’occhio al pubblico, si genera spesso una reazione di fastidio.
A volte bastano baci, abbracci o anche semplicissimi sorrisi a dimostrare l’affetto e l’amore tra due personaggi.
Non è sempre necessario creare scene di nudo per il gusto di farlo. Questo, ovviamente, ripeto, a seconda dell’intenzione e del senso della scena.
Se, per esempio, la trama prevede una scena di tradimento come forma di sfogo verso un marito infedele, allora sarà probabilmente più efficace mostrare l’inizio di una scena di sesso.
Esiste una tendenza, soprattutto nei film d’azione hollywoodiani, a mettere in primo piano le belle forme dell’attrice. Tendenza che reputo, in alcuni casi, imbarazzante e non necessaria.