Benvenuti! Per quest’occasionale speciale abbiamo non una, non due persone, ma un’intera agenzia letteraria che si è offerta di dedicarsi a quest’intervista!
Quindi, prima di tutto, grazie di cuore per la vostra partecipazione, Michela, Sara, Mariana e Beatrice. Il blog Pillole di Folklore e Scrittura è onorato e felice di potervi ospitare.
Volete iniziare presentandovi, e spiegando in cosa consistono i vostri ruoli, e di cosa si occupa l’agenzia più nel dettaglio?
Siamo una squadra di freelance al servizio della scrittura. L’agenzia si occupa di tutto ciò che riguarda il libro, dall’ideazione della trama alla revisione, passando per i servizi paratestuali e le traduzioni.
Michela: mi occupo di coaching e di editing: fornisco a chi scrive uno sguardo esterno competente, accompagnandolo nella progettazione, stesura o revisione di un romanzo.
Sara: sono un editor specializzato nella lettura professionale. In agenzia mi occupo di editing e di coaching, soprattutto per quanto riguarda la parte strutturale. In passato ho collaborato a un progetto di recupero sociale per ragazzi dedicato alla scrittura creativa ed è grazie a quell’esperienza che ho maturato l’idea di creare un servizio di formazione a 360 gradi per lo scrittore emergente. Idea che si è concretizzata quando ho conosciuto Michela.
Marianna: sono un’illustratrice, traduco parole in immagini.
Beatrice: sono una designer della comunicazione visiva. Nell’ambito dell’editoria, progetto e realizzo layout di copertina e impaginazioni sia statiche che adattive. Ho fatto parte dello staff del Writer’s Dream fino a chiusura e faccio parte dello staff Costruttori di Mondi che lo ha sostituito.
Bene, una domanda per Michela, prima di tutto. Lavorando come coach per i nuovi, giovani talenti, in che modo li guidi e dai loro suggerimenti? Quali sono gli errori più comuni che noti? A un aspirante scrittore è difficile far accettare i propri sbagli? E, in caso positivo, quali miglioramenti e progressi noti?
Provo a capire cosa gli autori vogliono raccontare veramente e a entrare in empatia; a inserirmi con discrezione nel loro mondo narrativo, con l’obiettivo di renderlo comprensibile e godibile da fuori, senza stravolgerlo. Parlo con loro, faccio domande al fine di proporre soluzioni che non siano vissute come una forzatura. Sul piano tecnico, probabilmente l’errore più comune riguarda la difficoltà di gestire il punto di vista. In effetti, può essere complicato far comprendere che di errore si tratta, ma l’obiettivo è raggiungere un clima di collaborazione e di fiducia in cui il mio intervento sia visto come un’opportunità. Mi accorgo che l’errore è stato compreso e superato quando chi scrive adotta un approccio diverso ed evita di ricaderci, adattando i miei suggerimenti al proprio modo di scrivere.
Adesso una domanda per Sara, che conosco personalmente e tengo a ringraziare moltissimo per tutto l’ottimo lavoro che sta svolgendo sul mio romanzo, Ascend-ent.
Occupandoti di editing di romanzi, quali sono le problematiche a cui presti più attenzione? Qual è il tuo sistema organizzativo, e come le affronti? Infine, nei tuoi primi lavori, eri esitante a intervenire in modo pesante sul testo di partenza?
La mia è una lettura tecnica, mi concentro sugli aspetti che fanno un buon romanzo: diegesi, personaggi e ambientazione, io narrante, voce e stile, dialoghi e montaggio, possibile collocazione editoriale. Valuto, prima di tutto, l’equilibrio che questi elementi possiedono all’interno del testo. A livello personale, do particolarmente importanza alla tematica della storia, dentro ogni dattiloscritto c’è un autore con paure e aspettative, la sua visione delle cose, e di questo bisogna sempre avere rispetto. Non intervengo mai a gamba tesa, ma cerco un confronto costruttivo. Successivamente, mi concentro sull’originalità: il mio compito è trovare la perla da lucidare e far esplodere il suo potenziale.
La mia prima esperienza di editing è stata dura (lol). Noi editor siamo sempre al servizio del testo e il nostro giudizio è professionale e mai di parte, ma l’autore pensava che i miei consigli venissero da un gusto personale che non coincideva con il suo; poi per fortuna ha capito. Il nostro è un lavoro di fiducia reciproca che deve essere soddisfatta da un’ottima preparazione professionale e un’attenzione particolare nei rapporti umani. I suoi miglioramenti mi hanno ampiamente ripagata della fatica.
Ora parliamo di grafica con Marianna e Beatrice! Prima di tutto, condivido la scelta di includere degli illustratori nel team. Spesso un autore ha bisogno non solo della progettazione della copertina, ma anche di semplici disegni e rappresentazioni per i propri personaggi, per poterli immaginare meglio.
Dunque domando a voi: quando vi viene commissionato un disegno o una illustrazione, in che modo iniziate i progetti? Come vi accertate di essere vicine all’idea e allo spirito dell’autore? E quali software grafici utilizzate in particolare?
Marianna: Rappresentare graficamente il pensiero di altri e dare un volto a ciò che è nato nella loro mente è un’attività che percepisco come una grande responsabilità perché ciò che disegnerò sarà ciò che gli occhi dei lettori vedranno. Cerco di ricreare dentro di me queste immagini, leggendo e rileggendo i testi, parlando con l’autore, facendo pause in cui mi pongo domande, anche assurde, sul personaggio o la situazione che devo ricreare, finché il progetto non prende forma in modo chiaro nella mia mente. I disegni nascono in vari modi: possono essere semplicemente fatti a biro su un foglio di carta oppure in modo digitale; negli ultimi anni con iPad, che permette grande libertà di tratto e molte tecniche simulate con vari pennelli. Utilizzo anche Photoshop e Adobe Illustrator, se si tratta di loghi o insegne.
Beatrice: Per realizzare un progetto di grafica editoriale, leggo tutto il libro, analizzo il testo, trovo una sintesi progettuale e la traduco in forma grafica. Se l’autore si sente rappresentato dal proprio testo, la grafica, di riflesso, deve rappresentare la sua idea. Lo scopo è ottenere un prodotto finale in grado di intercettare sia il pensiero dell’autore, sia il pubblico per cui è stato scritto. I programmi che utilizzo sono la suite Adobe e QuarkXPress. Per le copertine è comodo Adobe Illustrator; Adobe InDesign e QuarkXPress sono ottimi, invece, per le impaginazioni multipagina. Scelgo l’uno o l’altro a seconda della tipologia di progetto.
Infine, una domanda a tutte voi.
Agli aspiranti scrittori, disegnatori e, in generale, artisti alle primissime armi, titubanti e pieni di dubbi: quali consigli e spunti personali sentite loro di dare?
Michela: Non arrendetevi alla prima delusione, non crediate che una prima stesura debba essere un capolavoro e ricordate che migliorare è sempre possibile, non smettete di provarci.
Sara: Raccontate la storia che più vi ossessiona, quella che è veramente importante per voi. Leggete tutto quello (o quasi) che è stato scritto su l’argomento e poi raccontate la vostra verità. Il lettore sente quando scrivete qualcosa che non vi appassiona.
Marianna: In questo periodo di pandemia ho scoperto una cosa che prima sottovalutavo: il tempo. Prendetevi tempo per voi. Non disegnate. Non studiate. Non lavorate. Io sto sul balcone, ascolto gli uccelli ad esempio. Ma il tempo serve, un minimo di pace sembra una sciocchezza ma è fonte di grandi idee. Altro consiglio: cercate anche un lavoro che dia soldi 😀
Beatrice: Agli aspiranti graphic designer consiglio di studiare, essere curiosi e mettersi in gioco, con la volontà di apprendere per davvero. Provate e riprovate, senza mai cedere alla frustrazione, divertendovi sempre mentre lavorate.
Bene! Ringrazio nuovamente il team di Progetto Scrittura per le loro preziose risposte e per aver dedicato il loro tempo a questa breve intervista.
Sento personalmente di raccomandare i loro servizi, in quanto, come già menzionato, il mio feedback verso il loro operato è completamente positivo, sia in termini di tempo, che di spese e qualità.
Lascio a disposizione le loro pagine social:
Sito: www.progettoscrittura.it
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