Per definizione, uno scrittore è una persona che non ha grossi problemi a passare parte del proprio tempo a mettere nero su bianco le proprie idee. Nei momenti migliori può persino arrivare a dedicare giornate intere alla scrittura, vivendo con entusiasmo quella che, a conti fatti, è una delle passioni più belle per una mente creativa. Bisogna però ammettere che non sempre tutto è rose e fiori. I momenti difficili non mancano, sia durante la stesura di un libro/racconto che prima e dopo. In questo articolo spiegherò quali sono i principali “tormenti” degli scrittori, che attendono dietro l’angolo chiunque si approcci a un programma di videoscrittura o a un foglio bianco.
La sindrome della pagina bianca
Mi sembra giusto partire dal primo problema che può presentarsi quando si inizia una nuova storia. Succede spesso di mettersi davanti al Pc con le migliori intenzioni, prontissimi a dare vita al racconto di cui si è già immaginato tutto lo sviluppo nelle propria mente, e di restare imbambolati per un sacco di tempo davanti alla pagina bianca di Word, del tutto indecisi su come “rompere il ghiaccio”. Si tratta di un’ansia comprensibile: dopotutto iniziare un nuovo progetto con il piede giusto aiuta a procedere con maggiore sicurezza ed è normale avere il timore di sbagliare. Inoltre, anche quando si hanno le idee piuttosto chiare sulla propria storia non è sempre facile metterle in ordine e capire come farle arrivare al lettore nel modo più efficace. Tutte queste ansie e preoccupazioni possono trasformare la pagina bianca in un ostacolo difficile da superare. Qualcuno potrebbe provare a risolvere il problema iniziando a scrivere di getto, però così si rischierebbe di non ottenere un risultato ottimale e di dover apportare delle pesanti modifiche in un secondo momento (talvolta potrebbe rendersi necessaria persino una riscrittura completa). Ma allora cosa si può fare? Credo che il modo migliore per superare l’impasse sia visualizzare la scena d’apertura del romanzo in ogni singolo dettaglio, arrivando a conoscerla a menadito prima di metterla nero su bianco. In questo modo sarà più difficile bloccarsi nel bel mezzo di una frase o chiedersi “e ora che faccio?”. Concentrarsi su una singola porzione del libro è sempre utile quando si è bloccati e vale la pena provarci prima di affidarsi ciecamente all’ispirazione.
Frustrazione
Quando si scrive una scena, non sempre si ottiene al primo colpo il risultato sperato. Ciò può portare a sentirsi frustrati e a mettere in dubbio le proprie capacità. Per quanto sia spiacevole non riuscire a rendere giustizia a un parto della propria mente, bisogna sempre ricordarsi che la prima bozza non è la versione definitiva e che una volta arrivati fino in fondo sarà possibile tornare indietro per introdurre migliorie di ogni tipo. Lavorare a una singola scena con la consapevolezza che il resto del libro è pressoché “pronto” (o perlomeno a buon punto) può aiutare a sentirsi meno sotto pressione e a ottenere dei risultati più in linea con le proprie aspettative. In altri casi vale la pena tenere presente che la perfezione è irraggiungibile e che non c’è nulla di male nell’accettare i propri limiti (che col passare del tempo possono senz’altro ampliarsi). È giusto volersi dare da fare per rendere sempre più bello il proprio libro, ma se a un certo punto non si è in grado di dire “basta” si rischia di restare impantanati per anni. Nessun libro è perfetto e ogni autore esistente cambierebbe qualche aspetto di una sua vecchia opera: tenendo a mente queste verità si potrà senz’altro dichiarare conclusi i lavori sul proprio manoscritto con maggiore serenità.
La paura delle recensioni negative
Il giudizio degli altri può fare paura, soprattutto quando riguarda un’opera che abbiamo portato a termine dopo mesi di duro lavoro. A nessuno fa piacere l’idea di vedere le proprie opere demolite da qualche sconosciuto, ma è un rischio che bisogna correre se si nutre l’ambizione di diventare degli scrittori. Le recensioni negative sono come Thanos: ineluttabili. Anche gli scrittori più amati dal pubblico e dalla critica hanno i loro detrattori, sempre pronti a spiegare perché un libro incensato da mezzo mondo meriterebbe di finire nel cestino della spazzatura. Alcune volte le loro argomentazioni sono valide o perlomeno condivisibili, ma in altre occasioni sono del tutto soggettive e viziate da bias personali. Ciò non significa che tutte le recensioni negative debbano essere bollate come inutili. Quelle ben argomentate possono senz’altro aiutare un autore a migliorarsi e in alcuni casi risultano più utili di un giudizio a cinque stelle privo di spunti di riflessione. Cercate sempre di dare il giusto peso alle opinioni altrui e non date troppa importanza a chi non ha meglio da fare che demolire le fatiche altrui con cinismo e cattiveria.
L’invidia per i successi degli altri
A tutti, prima o poi, capita di provare almeno una puntina di invidia per i successi degli altri. Non è una sensazione piacevole e di solito si cerca di tenerla nascosta, però credo che sia del tutto normale. Vedere qualcuno ottenere con apparente facilità quel risultato che a noi continua a sfuggire può farci arrabbiare o provare tristezza nei confronti di quelle che percepiamo come delle nostre mancanze. In certi momenti può capitare di lasciarsi prendere dallo sconforto e di pensare di non essere abbastanza bravi e di star facendo tanta fatica per niente. Quando ci si sente così si hanno due opzioni: continuare ad autocommiserarsi senza ottenere nulla o trasformare l’invidia che si prova nella “benzina” necessaria ad andare avanti. Scegliendo questa seconda strada è possibile, con la giusta perseveranza, lasciarsi alle spalle la negatività e tornare a inseguire i propri obiettivi con rinnovato vigore.
“X è riuscito a pubblicare un libro prima di me? Pazienza, vorrà dire che io mi impegnerò a rendere la mia storia ancora più bella!”.