E siamo giunti al secondo compleanno del blog! Lo ammetto, quando ho dato il via al progetto non pensavo che sarebbe rimasto in piedi così a lungo. Se questo spazio virtuale è ancora sgombro di polvere e ragni, il merito è tutto delle persone che si sono affiancate a me e Gabriele nel corso dei mesi. La loro passione mi ha portato a continuare a scrivere articoli e a pensare a nuovi contenuti da portare. Un brindisi a tutti!
Bene, ora che abbiamo festeggiato è arrivato il momento di parlare dei personaggi a cui sono più affezionato.
Mi sembra giusto partire da Christopher Anderson, il protagonista della mia primissima storia (scritta a 13 anni): “Le guerre infernali”. Come ho già raccontato lo scorso anno, il racconto in questione non era un granché, però mi è rimasto nel cuore perché ha segnato il mio ingresso in un mondo del tutto nuovo, fatto di capitoli, descrizioni, show don’t tell (di cui all’epoca non sapevo nulla), plot armor e chi più ne ha più ne metta!

Christopher era un ragazzino di tredici anni che di punto in bianco scopriva di essere un mezz’angelo e di avere della capacità fuori dal comune, tra cui quella di parlare con gli animali. Tali abilità lo aiutavano a indagare su una serie di omicidi avvenuti nel collegio in cui viveva, collegati al possibile ritorno di Lucifero, il signore dei demoni che in passato era stato ucciso da suo nonno. Non aveva una psicologia troppo complessa: la sua indole era buona e si limitava a seguirla per proteggere gli innocenti e le persone a cui voleva bene.

Non c’è molto altro da dire su Christopher. Era un personaggio davvero semplice e poco sfaccettato, ma dopotutto è stato il mio primo protagonista e mi sembrava brutto escluderlo da questo elenco. Fun fact: il suo nome è un tributo al wrestler Christopher Daniels.
Passiamo ad Alexander Bown, il protagonista della mia seconda storia, “Il cacciatore di demoni”.

Poco più che ventenne, quest’abile guerriero viveva in un mondo post-apocalittico, abitato da temibili creature provenienti da un’altra dimensione. Era pronto a fare di tutto per riportare la situazione alla normalità, arrivando persino a mettere in gioco al sua vita. A spingerlo non c’era solo il desiderio di libertà, ma anche la consapevolezza di non avere più nulla da perdere, soprattutto dopo la morte della ragazza di cui era innamorato. Era duro quando la situazione lo richiedeva, ma sapeva anche ridere e godersi i momenti di tranquillità assieme ai compagni di viaggio, che non erano certo immuni al suo carisma. Tra le sue passioni c’erano la musica rock e le moto, come si poteva evincere dal suo abbigliamento, composto interamente di indumenti in pelle dalle tonalità scure.
Alexander era già un po’ più sfaccettato rispetto a Christopher e ricordo di essermi divertito molto a scriverlo. Le sue capacità lo rendevano perfetto per le scene d’azione e la storia ne era piena zeppa. Non era propriamente un self insert, però il suo nome era molto simile al mio, aveva il mio stesso taglio di capelli (quando ancora li portavo a spazzola) e apprezzava la musica metal, che al tempo avevo scoperto da poco. Sotto vari punti di vista penso di averlo creato come avatar per evadere da una realtà abbastanza grigia (gli anni del liceo non sono stati esaltanti) e divertirmi con una storia senza troppe pretese, in cui le mazzate avevano più spazio dell’introspezione psicologica.
Nel periodo delle fanfiction mi è capitato più volte di prendere in prestito dei personaggi creati da qualcun altro, ma anche di inserirne di nuovi in un certo universo narrativo. Nel caso di Dragon Ball D (dove la “D” stava per Darkness) ho creato da zero alcuni villain e quello che ricordo con più affetto è Krauser, un assassino legato a una misteriosa organizzazione.

Il suo obiettivo principale era sfruttare le proprie azioni per spingere i combattenti più forti a provare delle sensazioni negative (come l’odio e la tristezza), da usare come “combustibile” per rendere sempre più potente il suo padrone. Agiva assieme a Larxia, una sicaria che aveva il compito di scrivere tutti i nomi delle sue vittime in un libro nero (sì, in quel periodo ero fissato con Death Note). A grandi linee avevo in mente una backstory per entrambi, ma non ho mai avuto modo di metterla nero su bianco e dopo anni ricordo solo che aveva a che fare con la loro infanzia e le condizioni che li avevano spinti a diventare dei criminali.
In Justin Shield, fanfiction ambientata nel mondo di Ace Attorney, ho dato vita a un po’ di personaggi originali, usando solo in qualche occasione quelli presenti nei giochi della serie. Tra di loro ricordo con particolare affetto Emily Web, assistente di Justin, l’avvocato protagonista, e giovane genio dell’informatica, determinata a diventare un’abilissima hacker (proprio come suo padre).

Piena di energie ed entusiasmo, passava la maggior parte del tempo a fare battute e commenti inopportuni, ma sapeva anche rendersi utile quando la situazione diventava critica. Nutriva una grande ammirazione nei confronti di Kogoro Odaki, il mentore di Justin, che l’aveva salvata da un’accusa di omicidio quando era solo una bambina. Inoltre, anche se non lo dava a vedere, soffriva tantissimo per la morte della madre e l’improvvisa sparizione del padre, che per anni era stato il suo principale punto di riferimento.
Mi divertivo molto a scrivere i suoi dialoghi e mi dispiace di non essere mai riuscito a raccontare tutta la sua storia, che a un certo punto avrebbe preso una deriva del tutto fantascientifica.
“I Guardiani dei parchi”, il mio primo romanzo degno di questo nome, è pieno di personaggi che adoro, ma per non dilungarmi troppo mi limiterò a parlare di un paio di loro.
Giacomo Prati, il protagonista, è un sedicenne che di punto in bianco vede la sua normalità distrutta dal divorzio dei genitori e da un improvviso trasloco da Milano a Quercia Alta, una cittadina immaginaria del Nord Italia. Qui scopre di essere un Guardiano dei parchi, ossia uno dei pochi esseri umani in grado di vedere le creature provenienti dagli altri mondi all’interno dei parchi, dove per la maggior parte delle persone sono invisibili. Grazie alla guida di Erminio, l’unico altro Guardiano presente a Quercia Alta, il giovane inizia a scoprire i suoi nuovi poteri e ad acquisire maggiore fiducia nei propri mezzi, senza però passare da un estremo all’altro in poco tempo.

Giacomo è piuttosto diffidente e ha bisogno di tempo prima di aprirsi con le altre persone e instaurare dei legami sinceri con loro, soprattutto a causa degli episodi di bullismo che ha subito in passato. Nel corso della storia diventa un po’ più rilassato e dimostra in più occasioni di avere il coraggio necessario per proteggere i suoi affetti nel momento del bisogno. Vederlo crescere capitolo dopo capitolo mi ha regalato delle grandi soddisfazioni.
Come già accennato, Erminio Fumagalli è il mentore di Giacomo. Si tratta di un Guardiano con moltissima esperienza alle spalle e nel corso della sua carriera si è guadagnato la fiducia di numerose creature provenienti dagli altri mondi.

Ha una passione enorme per le piante e non è raro vederlo documentarsi sul tema. Vive la vecchiaia con serenità e apprezza l’atmosfera rilassata del parco di Quercia Alta, dove capita molto di rado di imbattersi in qualche minaccia. Ogni tanto però soffre a causa delle profonde cicatrici lasciate da alcuni eventi del suo passato. Di fronte a Giacomo cerca di mostrare i lati migliori della sua personalità e di usare le conoscenze che ha accumulato per aiutarlo a crescere.
Ashling Lynch è il personaggio di “I Guardiani dei parchi” che mi sono divertito di più a scrivere, forse perché ha un carattere molto diverso dal mio. È una Guardiana tanto abile nel combattimento quanto pessima nelle relazioni interpersonali, a causa di un carattere scostante e di un senso dell’umorismo basato perlopiù sul sarcasmo.

L’origine di questa personalità abrasiva va cercato nella sua infanzia, che non è stata delle più facili: i genitori l’hanno sempre spinta a dedicare tutto il suo tempo libero alla difesa di Phoenix Park, uno dei parchi più grandi di Dublino, nonché uno dei bersagli preferiti delle creature oscure (esseri irrazionali guidati da una fame insaziabile), concedendole pochissimi momenti di svago e serenità.
Con un simile passato alle spalle, la sua avversione nei confronti delle persone che reputa “deboli” non stupisce più di tanto, così come l’irritazione che prova per i luoghi pacifici. Eppure è proprio quando si trova costretta a cambiare per un po’ il suo stile di vita che realizza di essere in possesso di capacità che non prevedono l’utilizzo di una lancia…