Scrivere un protagonista che intrattenga il suo pubblico dall’inizio alla fine dell’opera e che sia capace di evocare magia e suspence è un’impresa complessa, ma fondamentale per la buona riuscita di un lavoro.
Infatti, non solo il protagonista è il focus del buon 80-90% del lavoro, ma è anche il “centro di gravità”, si potrebbe dire, di tutto ciò che ha attorno. Setting, personaggi secondari, trama e via discorrendo. Ne è quasi il cuore.
Vediamo che scelte possono essere effettuate al fine di costruire un personaggio principale di qualità.
1) Motivazione
Ciò che spinge il personaggio principale, il motivo per cui si mette all’azione ed effettua una serie di scelte. È parte del suo conflitto interiore e del suo io.
Potrebbe essere un desiderio di ottenere denaro avendo vissuto in una situazione di debolezza economica; una volontà di vendicare un parente ucciso da un criminale, e via discorrendo.
Le motivazioni possono essere le più svariate e le più frivole. L’obiettivo di Bruce Wayne è di rimediare alla criminalità e corruzione che insidiano Gotham, ma Goku vuole semplicemente combattere contro avversari sempre più forti.
Queste motivazioni, come già detto, tendono spesso a mescolarsi con il mondo circostante, e, se ben motivate, possono costituire già da sole un buon modo per interessare il pubblico.

Le motivazioni possono anche essere legate a una backstory, che però reputo non sempre necessaria, se non addirittura un cliché. Ritengo sufficiente creare una motivazione valida e comprensibile.
2) Il conflitto
Un personaggio principale, nel raggiungere il proprio obiettivo, si troverà a scontrarsi con situazioni difficili, spesso insormontabili, che magari non potrà sempre vincere. Non si parla necessariamente di ostacoli fisici, ma anche di barriere mentali.
Il ritrovarsi in tali situazioni risiede proprio nella volontà di raggiungere qualcosa, di assecondare un proprio desiderio. Quindi il conflitto è intrinsecamente legato alla motivazione.
Una piccola parentesi che mi sento personalmente di aprire sul conflitto è anche come viene affrontato: per esempio, se tramite l’astuzia in una situazione di pericolo, se tramite la forza di volontà in una situazione di malessere personale, e così via. Sono spesso qualità (o difetti, se il conflitto non viene superato) che intrigano il pubblico.

3) Interazioni
Un personaggio principale deve interagire il più possibile con il mondo che lo circonda. Vale a dire, confrontarsi con gli altri personaggi, esplorare varie mete, eccetera.
Far interagire un personaggio parla da sé, ma ha un’importanza fondamentale in quanto interazioni significative cambiano alla radice il destino di un personaggio.
Basti pensare quanto sarebbe stata diversa la vita di Walter White se non avesse mai incontrato Jesse Pinkman, per quanto i due, come genere di persona, siano agli antipodi l’uno dall’altro. In questo caso, la scelta è stata deliberata in quanto sono creati come foil (opposti): un foil è proprio colui che, tramite il contrasto, risalta le qualità di un altro personaggio.
4) Visual: il character design
Creare un buon character design non significa immaginarsi un tizio o una tizia bellocci e basta.
Un buon character design deve rispecchiare non solo le caratteristiche principali del protagonista, ma anche sembrare in qualche modo unico. Deve comunicare immediatamente con chi abbiamo e chi avremmo a che fare nel corso dell’opera.

5) Pregi e difetti
Sezione che si lega all’articolo sulla costruzione di un personaggio e si applica generalmente a ogni personaggio oltre a quello principale.
Si tratta dell’atto creativo di donare caratteristiche positive al protagonista (razionalità, intraprendenza, ecc.) e di bilanciarle con caratteristiche negative (egoismo, invidia, ecc.) che abbiano modo di trovare importanza in un’opera.
Non è sufficiente informare il pubblico che il proprio personaggio possiede un difetto. Al contrario, si tratta di un errore da dilettanti. Per approfondire, la voce “Informed Flaw” di TvTropes.
Creare un personaggio principale sfaccettato e con una ricca personalità, che si manifesta in differenti momenti, è indice di buona scrittura.
Un esempio pratico di personaggio a mia detta ben bilanciato è la protagonista dello shōjo Nana, l’omonima Nana Komatsu (soprannominata Hachi).
Hachi è una ragazza di buon cuore che viene presto tradita dal ragazzo. Tramite l’amicizia con un’altra ragazza, Nana Osaki, una cantante debuttante, viene messa a contatto con un mondo che non credeva avrebbe mai conosciuto: quello delle celebrità.
Ma proprio il suo buon cuore è ciò che la rende parecchio ingenua e quindi facile preda di una di queste celebrità, incastrandola in una situazione pesante e complessa.
Durante la lettura del manga ho personalmente trovato i suoi punti di forza e i suoi difetti molto credibili e ben scritti.
6) Sfaccettature, quirks
Si tratta di una sezione di “decorazione” ma pur sempre utile da tenere a mente, a mio parere.
Ritengo che piccole curiosità, come tic nervosi, hobby stravaganti o un modo di parlare bizzarro possano dare quel tocco di colore e quella spinta in più al personaggio principale tale da renderlo memorabile.
Inoltre, i quirks sono realistici: il mondo è bello perché vario, si dice. Ogni individuo possiede le proprie particolarità, questo si rispecchia anche in narrazione.
Detto in termini più poetici, si tratta dell’atto del donare al proprio personaggio qualcosa che lo renda unico. Che gli dia un’anima.
