L’underdog in narrativa è un archetipo di personaggio, quell’archetipo per cui ti viene voglia di tifare, che vorresti aiutare, che vorresti vedere trionfare.
Nella sua goffaggine e sfortuna, raramente trionfa. Ma sappiamo tutti che lui è felice così.
Per definire più correttamente l’archetipo, si potrebbe quasi dire che l’underdog è quasi l’opposto, ovviamente scritto in modo credibile ed equilibrato, di una Mary Sue: di origini povere, bistrattato e allontanato dai compagni, meno dotato e quindi sempre in secondo piano a scuola o sul lavoro, bruttino, mai guardato da nessuna ragazza, ecc ecc.
Ribadisco che queste caratteristiche non devono essere gonfiate di proposito, pena il cercare di rendere “simpatetico apposta” il personaggio.
Cos’è che, nello specifico, ci attira di tale figura? Il fatto che, o nel presente o in passato, siamo stati tutti come lui/lei.
L’underdog difficilmente riceve i complimenti altrui perché è il personaggio che sopporta in silenzio, è il personaggio abituato a ricevere gli insulti ma non rispondere, eppure curiosamente è uno di quelli che gioca costantemente un ruolo chiave nelle scene e nella trama, seppur spesso nell’ombra.
Sovente ha delle abilità che, per percezione altrui, non vengono subito notate, eppure si rivelano, in seguito, fondamentali.
Forse è proprio per questo che quelle uniche volte che splende più di tutti noi siamo felici insieme a lui/lei, perché abbiamo visto e apprezzato i suoi sforzi, e notiamo che questi sforzi sono stati notati anche da altri.
Come si può scrivere correttamente tale figura? Personalmente, io ritengo che l’underdog migliore si crei quasi in modo spontaneo dopo aver definito le caratteristiche di un personaggio e il suo ruolo nella storia.
Se noi decidiamo di scrivere un personaggio quieto e pasticcione, verrà naturale fargli commettere errori di distrazione per cui tenterà di riscattarsi.
Se noi decidiamo di scrivere un personaggio povero e appartenente a una classe sociale inferiore (come Aladdin in copertina), questo personaggio non godrà dei privilegi che hanno altri personaggi della stessa storia.
Come già anticipato, nessun personaggio “verrà lì” a definire il nostro underdog tale. È qualcosa che si crea e basta.
Un underdog, spesso, ha un mondo interiore complesso, degli affetti profondi. È umile pur cercando di sembrare arrogante, perché non ha mai avuto l’occasione di esserlo.
Viceversa, ci sono anche casi di underdog non intenzionali, spesso buffi e simpatetici perché perdono spesso, nonostante si credano superiori a tutti.
È il caso di villain che perdono spesso, che ricevono sonore batoste dai protagonisti, i quali potrebbero addirittura sembrare meno simpatetici di riflesso – nonostante abbiano tutte le intenzioni per suonarle al villain.
Un famoso esempio è Megamind dell’omonimo film: un villain che ha perso così spesso che addirittura si aspetta di essere sconfitto ancora.
