Ostara – Pillole di Folklore # 35

In occasione dell’equinozio di primavera si celebra Ostara, la festa pagana che celebra la rigenerazione della natura e la rinascita della vita. Prende il nome da Eostre, una divinità teutonica associata ai fiori e alla fertilità. In passato il suo culto era diffuso in tutta Europa, anche a causa delle invasioni germaniche. La dea condivide molte delle sue caratteristiche con Estia e Vesta, divinità del focolare nella mitologia greca e romana. Da Eostre deriva la parola Easter (Pasqua in inglese).

La dea Eostre in una rappresentazione di Johannes Gehrts

In passato, per celebrare Ostare le sacerdotesse accendevano un cero all’interno dei templi dedicati alla dea. Esso simboleggiava la fiamma eterna dell’esistenza e veniva spento solo all’alba del giorno successivo all’equinozio di primavera. Durante la festività venivano anche celebrati dei rituali ierogamici, che esaltavano e sacralizzavano la rinascita della vita attraverso l’unione sessuale.

I Chac – Pillole di Folklore # 34

Nella mitologia Maya, i Chac sono le divinità della pioggia. Ne esistono quattro e ognuno di loro è associato a un punto cardinale. Colpiscono le nuvole con le loro asce di luce, dando così il via ad acquazzoni e temporali. Secondo un’altra versione del mito, i Chac causano la pioggia versando un po’ dell’acqua contenuta nelle zucche che portano sempre con sé. Potrebbero inondare il globo intero semplicemente rovesciando tutta l’acqua contenuta all’interno degli ortaggi.

Dimorano nelle Cenotes, grotte al cui interno è possibile trovare degli specchi d’acqua dolce. Queste caverne venivano considerate dai Maya un punto di accesso all’Inframondo, il regno governato dagli dei della Morte e della Malattia.

Durante i periodi di siccità, i maghi della pioggia Maya si recavano all’interno delle caverne per svolgere dei riti propiziatori.

Per approfondire:

http://pensieroefilosofia.blogspot.com/2012/05/chac-il-dio-della-pioggia.html

https://www.britannica.com/topic/Chac

Le Lamiak – Pillole di Folklore # 33

Tra le creature più interessanti della mitologia basca vale la pena menzionare le Lamiak, esseri simili alle ninfe della mitologia greca che vivono nei fiumi, nei boschi e nelle caverne. Assomigliano a delle fanciulle umane, ma hanno dei piedi palmati che ricordano quelli delle anatre. I loro capelli sono lunghi e bellissimi e amano spazzolarli usando dei pettini d’oro, oggetti molto preziosi che talvolta risvegliano l’avidità di qualche contadino.

In alcune zone della Spagna, il termine Lamia viene utilizzato per indicare anche le ninfe del mare o le sirene.

Talvolta le Lamiak aiutano chi lascia loro delle offerte a svolgere i lavori domestici.

In una versione della leggenda, un pastore si innamora di una Lamia, ma decide di abbandonarla una volta scoperta la sua vera natura. Poco dopo perde la vita e la Lamia si reca al suo funerale, senza però entrare all’interno della Chiesa.

La controparte maschile delle Lamiak sono i Mairuak, esseri dotati di una forza straordinaria e giganteschi (anche se in alcune versioni del mito la loro statura non è troppo diversa da quella degli esseri umani). Si dice che siano stati loro a costruire i Dolmen nella parte nord della Spagna.

Per approfondire:

https://intothewonder.wordpress.com/2016/03/07/lamiak-and-mairuak-the-fair-folk-of-the-basque-country/

Imbolc/Giorno di Santa Brigida – Pillole di Folklore # 32

Il primo febbraio si celebra in Irlanda il Giorno di Santa Brigida (chiamato anche Imbolc). In questa occasione gli antichi Celti festeggiavano l’inizio della primavera, coincidente con l’allungamento delle giornate e con l’arrivo di un clima più mite.

La bellezza di Dublino in primavera

La festività era però legata anche alle pecore da latte. Infatti, in irlandese Imbolc significa “in grembo” e proprio in questo periodo le pecore davano alla luce gli agnellini e producevano latte, un alimento indispensabile per garantire il sostentamento di tutte le persone provate dai rigori dell’inverno.

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I giorni della merla, qual è la loro storia? – Pillole di Folklore # 31

Tradizionalmente, gli ultimi giorni di gennaio e il primo febbraio sono considerati i giorni più freddi dell’anno (sebbene questa convinzione non sia supportata da prove scientifiche) e in varie regioni italiane sono noti come “giorni della merla”. Ma da dove deriva questo nome curioso? Per rispondere a questa domanda è necessario scavare un pochino nel folklore della Penisola.

Secondo una leggenda, un tempo una merla dalla livrea nera e i suoi pulcini, dello stesso colore, entrarono in un comignolo per cercare riparo dal freddo. Rimasero in quel rifugio improvvisato fino al primo giorno di febbraio. Quando tornarono all’aperto, gli uccelli scoprirono di essere diventati grigi per colpa della fuliggine. Da quel momento in poi, tutti i merli femmina e i piccoli della specie furono grigi.

Esistono moltissime varianti regionali della leggenda, tutte più o meno pittoresche ed elaborate. Quel che generalmente le accomuna è il tentativo di dare una spiegazione fantasiosa al dimorfismo sessuale esistente tra il maschio e la femmina del merlo. Il primo è completamente nero o bruno scuro e ha un becco di colore arancione, mentre la seconda è bruna e presenta un becco più scuro.

Perkūnas – Pillole di Folklore # 30

Nella mitologia baltica, Perkūnas è una divinità associata ai tuoni e ai fulmini, al fuoco, alla guerra, alla pioggia e alla fertilità della terra. Il suo simbolo è la quercia, poiché si tratta dell’albero che viene colpito più di frequente dai fulmini. Sia per aspetto che per ruolo ricorda molto la divinità greca Zeus e il dio norreno Thor.

Viene spesso rappresentato come un uomo imponente e dalla lunga barba che stringe un’ascia tra le mani. Vola nel cielo a bordo di un carro trainato da due capre e porta con sé la pioggia. Durante la primavera i suoi fulmini purificano la terra e stimolano la crescita delle piante. Utilizza inoltre le sue saette per cacciare gli spiriti maligni, punire gli uomini che infrangono la legge e disciplinare le altre divinità.

In una leggenda Lituana si narra che Perkūnas punì l’adulterio del dio della luna Ménuo tagliandolo in tanti pezzi.

Per approfondire:

http://www.treccani.it/enciclopedia/perkunas_%28Enciclopedia-Italiana%29/

http://mythology.wikia.com/wiki/Perk%C5%ABnas

Yule – Pillole di Folklore # 29

Non tutti sanno che l’albero di Natale, ormai diventato uno dei simboli più riconoscibili della festività cristiana, ha le proprie origini nella tradizione germanica e celtica precristiana. In occasione di Yule, la festa del solstizio d’inverno, i popoli antichi erano soliti decorare un albero con piccoli campanelli e rappresentazioni del sole e del Dio della Luce, per poi portarlo nelle proprie abitazioni per offrire un riparo agli spiriti del bosco.

Perché si celebra Yule?

Sembra che il termine Yule derivi dalla parola norrena Hjól, che significa “ruota”. In occasione del solstizio d’inverno, infatti, “la ruota dell’anno si trova al suo estremo inferiore e inizia a risalire”. L’idea è che dopo la fine di un ciclo (coincidente con Samhain) ne inizi un altro. La festa di Yule, che si celebra tuttora nel paganesimo e nel neopaganesimo (il 21 dicembre nell’emisfero settentrionale e il 21 giugno nell’emisfero meridionale), simboleggia anche il passaggio dalle tenebre alla luce. È proprio dopo il solstizio che le giornate iniziano ad allungarsi e inizia il cammino verso il risveglio della natura (in primavera).

Per approfondire:

http://www.irelandream.com/yule-festa-celtica-luce/https://www.viverebergamo.it/yule-solstizio-di-inverno-e-lorigine-dellalbero-di-natale/https://lillyslifestyle.com/2012/12/21/lalbero-di-yule/http://www.cronacheesoteriche.com/festeCelebrazioneYule.jsp

La Shtriga – Pillole di Folklore # 28

Nel folklore albanese, la Shtriga è una strega vampiro che si nutre del sangue dei bambini. Entra di notte nelle case dove tutti dormono e succhia il sangue degli infanti per poi fuggire sotto forma di insetto. Se i bambini non vengono curati si ammalano e vanno incontro a una morte inevitabile. Solo una Shtriga può guarire le proprie vittime, di solito sputando loro in bocca.

Tramite il sangue, le Shtriga si nutrono dell’energia vitale delle persone. I bambini sono le loro vittime predilette, ma in caso di necessità possono aggredire anche gli adulti.

Una donna può diventare una Shtriga in seguito a un grosso trauma, come la morte di un figlio o la scoperta della propria infertilità.

Esistono vari modi per difendersi da una Shtriga. Uno dei più diffusi consiste nell’intrappolare la strega all’interno di una Chiesa durante la domenica di Pasqua ponendo una croce fatta di ossa di maiale di fronte all’ingresso. Di solito le Shtriga vengono uccise mentre cercano un modo per liberarsi.

È possibile creare un amuleto in grado di respingere ogni attacco di qualsiasi Shtriga. Per farlo è necessario addentrarsi in un bosco, trovare una pozza di sangue rigurgitato dalla fattucchiera e immergervi una moneta d’argento avvolta in un panno.

Per approfondire:

http://mythologylegends.blogspot.com/2011/12/shtriga.html

Il serpente arcobaleno – Pillole di Folklore # 27

Il serpente arcobaleno era una divinità creatrice nella mitologia aborigena australiana.

Quando i grandi Spiriti vagavano ancora sulla Terra prendendo la forma di animali ed esseri umani, il serpente arcobaleno emerse dal sottosuolo e durante la sua ascesa verso la superficie creò canyon, montagne, colline, nuvole, fiumi e laghi.

Viveva nelle pozze d’acqua del deserto australiano, fonti idriche a dir poco fondamentali per il sostentamento degli aborigeni. Le sue creazioni avevano lo scopo di distribuire meglio l’acqua lungo tutto il territorio.

Veniva considerata come una divinità benevola e disposta a proteggere la varie tribù, ma anche prontissima a giudicare senza pietà i trasgressori della legge.

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Pillole di Folklore # 26 – Il Burāq

Nella mitologia islamica, il Burāq è una creatura simile a un cavallo, ma con una testa da donna umana, delle ali e una coda da pavone. Proviene dal Janna (il Paradiso islamico) e viene utilizzata come cavalcatura dai profeti. Si sposta facendo balzi giganteschi ed è persino in grado di raggiungere il cielo. Secondo una delle possibili interpretazioni, questa creatura rappresenta il trionfo e la gloria e consente agli eletti di entrare in Paradiso.

Nel settimo secolo, l’arcangelo Gabriele ordinò a un Burāq di condurre il profeta Maometto fino alle città ora note come La Mecca e Gerusalemme. La cavalcatura raggiunse poi il più alto dei cieli con un balzo. Qui Maometto incontrò Allah e ricevette da lui l’ordine di compiere il ṣalāt, la tradizionale preghiera della religione islamica.

Per approfondire:

https://www.britannica.com/topic/Buraq

http://it.enciclopedia-della-sunna.wikia.com/wiki/Buraq