Hunger Games la ballata dell’usignolo e del serpente – Recensione

Hunger Games -La ballata dell’usignolo e del serpente (2023), diretto da Francis Lawrence, con Tom Blyth e Rachel Zegler, è il prequel di Hunger Games (2012) che narra l’ascesa al potere di Coriolanus Snow. Il giovane protagonista è piuttosto diverso dal presidente di Panem che il pubblico ha imparato a conoscere negli altri film della serie: è un ragazzo premuroso e gentile che conosce la fame e con il suo ingegno ambisce a riportare in auge ciò che rimane della sua famiglia caduta da tempo in disgrazia.

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Il ragazzo e l’airone – Recensione

Il ragazzo e l’airone (2023), in originale “E voi come vivrete?”, dal titolo di un libro esistente che la madre Hisako avrebbe voluto regalare al protagonista Mahito, è l’ultimo film di Hayao Miyazaki, ricco di riferimenti a opere precedenti. Narra il percorso di accettazione dell’inaccettabile: a un anno dalla morte di Hisako, il padre di Mahito e sua zia Natsuko aspettano un bambino.

Il senso del film è da ricercare nella costruzione di un nuovo equilibrio familiare in seguito alla morte tragica di Hisako. Totalmente inopportuna la mano di Mahito forzatamente posta sulla pancia da Natsuko, che comunque per il protagonista non è che “la ragazza che piace a suo padre”, negandole sia lo status di zia che quello di moglie. Solo apparentemente la situazione è gravosa unicamente per il protagonista: zia e nipote vivono in solitudine questo passaggio delicato, mentre il padre rinuncia al ruolo di mediatore e trascorre fuori casa la maggior parte del tempo. E’ una questione di madri e figli in cui il ruolo del padre è marginale, quasi accessorio.

Ferendosi gravemente con un sasso, Mahito sfoga su se stesso l’aggressività repressa; la zia si sente in colpa per l’accaduto poiché non ha saputo proteggere suo nipote, ma in realtà i sentimenti che prova sono ben più complessi, anche acuiti da una naturale insicurezza circa le sue capacità di madre dovute alla gravidanza in stato avanzato: se da un lato la giovane vorrebbe essere all’altezza per amore di sua sorella, dall’altro  in cuor suo detesta questo figlio scomodo che ha ereditato. Per questo scompare nella torre: per sfuggire a sentimenti ostili che non può cambiare e, perché no, al confronto con la sorella maggiore che si trova a sostituire, della quale non è che una mera copia, non solo per via della somiglianza fisica, ma anche per il ruolo che si trova a ricoprire. Con la decisione di avere il suo bambino in una dimensione altra, abbandona un marito e un nipote che non può tollerare, sfugge a una pressione insostenibile e all’incapacità, pur volendo, di accettare il primo figlio.

La sequenza in sala parto è chiarificatrice: nel momento in cui Natsuko ammette l’odio nei confronti di Mahito e lui la riconosce come madre, la madre biologica, il cui corpo era disperso, può essere finalmente seppellita. Assistiamo a una processione funebre con tanto di bara di cristallo in una sorta di cattedrale dalle splendide vetrate. La sala parto non è quindi il luogo in cui Natsuko dà alla luce il bambino che porta in grembo, quanto piuttosto il luogo in cui partorisce metaforicamente Mahito. Salvando la zia, inoltre, il protagonista ha modo di rimediare al mancato salvataggio della madre, che ancora lo tormenta.

L’airone non mentiva del tutto affermando che Hisako fosse ancora viva: ella vive nelle sembianze di una ragazzina nell’universo parallelo visitato da Mahito e, data la sua morte tra le fiamme, viene lasciato intendere che potrebbe esistere ancora da qualche altra parte. Il confine tra la vita e la morte è talmente labile che il mondo della torre, con tutte le sue dimensioni, è a metà tra un aldilà e un luogo prenatale, il cui collasso tuttavia non provoca l’apocalisse. L’energica domestica Kiriko è uno dei personaggi più particolari e belli. Forte e capace, naviga un mare poco pescoso e il suo compito è quello di nutrire i warawara. Fuori dalla torre, chi vi è stato non dovrebbe ricordare nulla ma ne esce cambiato, proprio come agiscono alcuni sogni permettendo un progresso inconscio. Piuttosto che regnare in un universo parallelo, il protagonista preferisce affrontare la sua realtà. Re Parrocchetto, invece, metafora del dittatore, con la sua brama di potere distrugge la dimensione governata dal prozio di Mahito.

Recensione The River Wild – Il fiume della paura

The River Wild – Il fiume della paura è un thriller del 1994 con Meryl Streep, David Strathairn e Kevin Bacon.

Vale la pena vederlo perché è stato girato negli Stati Uniti lungo paesaggi fluviali di notevole bellezza. Il fiume non si limita a fare da sfondo ma è complice della protagonista, Gail, che lo conosce bene, e la affianca più di ogni altro personaggio.

Gail è una donna con un matrimonio insoddisfacente che si è costruita una vita in città ma ha un passato da guida fluviale. Sin dal principio è chiaro che continua a coltivare la sua passione pur vivendo in un contesto urbano e da questa abitudine dipendono molto il suo carisma e la sua vitalità. Una gita avventurosa con la famiglia diventerà una lotta per la salvezza.

La colonna sonora del film, The Water Is Wide, è stata riadattata dalla canzone folkloristica scozzese O Waly, Waly, della quale esistono diverse versioni che toccano tematiche coerenti con quelle del film affrontando il tema delle difficoltà che l’amore incontra col trascorrere del tempo sull’immagine in movimento del fiume.

Camilla

Si alza il vento – Recensione

Il penultimo film di Miyazaki è una storia di formazione e solitudine: ognuno percorre da solo il suo percorso di vita, inframezzato da inaspettati momenti di comprensione reciproca. “Si alza il vento!…/ bisogna tentare di vivere” (Paul Valéry, Le cimetière marin)è l’affascinante filosofia alla base della vicenda: il protagonista Jirō, non potendo pilotare aerei, insegue con l’amico Kirō il sogno di progettarne; Nahoko lotta contro una malattia senza scampo; la giovane Kayo vuole diventare un medico; Castorp è perseguitato a causa delle sue idee.

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Kiki consegne a domicilio – Recensione

Rispetto ad altri film dello stesso autore, questo è meno complesso e più facile da seguire, godibile per un pomeriggio di relax. L’ambientazione è realistica, il tocco magico è dato unicamente dalla presenza, considerata rara ma normale, di streghe come la protagonista Kiki.

La trama è piuttosto semplice: la giovanissima Kiki deve trascorrere un anno di apprendistato fuori casa. La sua unica capacità è volare. Viene subito specificato che le streghe della passata generazione possiedono anche altre abilità e scopriremo poi che neppure i corvi sono più loro aiutanti. Questi fattori danno un tocco di amarezza alla storia e la sensazione che il rituale al quale si sta per sottoporre la protagonista sia ormai svuotato e depotenziato. La madre di Kiki crede che, cambiati i tempi, l’apprendistato a tredici anni sia prematuro: insiste per far partire la figlia con la sua scopa- più sicura e affidabile di quella appena costruita dalla ragazzina, e la guarda mentre prende il volo con difficoltà.

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Ascend-ent – Recensione

Trama attuale, testo scorrevole, urgenza di raccontare e personaggi mai banali: questo è Ascend-ent, un testo nel quale troviamo elementi distopici, fantascientifici, sociali e del romanzo di formazione.

L’ambientazione imprecisata facilita l’identificazione del lettore. I personaggi vengono rappresentati senza idealismi, nelle loro debolezze, a volte anche nella fatica del vivere, come nel caso della sorella nevrotica sempre in casa o di Darius, tormentato da pensieri invadenti. A nessuno è negata la speranza di potersi rialzare.

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Naruto Shippuden – Recensione anime episodi 75-242

Alba infligge alla Foglia una perdita inaspettata, vittima del fanatismo religioso. L’apporto strategico di Shikamaru si rivelerà fondamentale, mentre Naruto metterà in campo una nuova tecnica e continuerà a crescere e a stupire.

Sasuke si ribella a Orochimaru, sopravvive all’ultimo slancio di esaltata follia artistica di Deidara e affronta una volta per tutte suo fratello. L’esito dello scontro lo lascia in uno stato di profonda prostrazione psicologica, aggravata dall’incontro con Tobi, che lo manipola facilmente. Particolarmente imprevedibile e instabile, accetta di rapire Killer Bee ma continua a portare sulla schiena il simbolo del suo clan, rendendosi riconoscibile e aggravando la sua posizione. Le sue ragioni, spiegate con chiarezza a un improbabile Madara, sono del tutto comprensibili ma, episodio dopo episodio, l’analisi razionale del primo momento, invece di virare verso soluzioni mirate, esplode in una completa perdita di controllo che travolge nemici e alleati senza distinzioni e dalla quale sarà difficile riabilitarsi.

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Naruto Shippuden- Recensione anime episodi 1-74

Dopo uno stacco temporale di circa due anni e mezzo, Naruto torna finalmente al villaggio a seguito di un lungo periodo di allenamento; qui ritrova Sakura, che ha tratto grande giovamento dall’assenza di Sasuke e dagli insegnamenti di Tsunade. I due partono per il Villaggio della Sabbia per salvare Gaara, rapito da due membri di Alba, Sasori e Deidara.

Questa parte della storia presenta lunghi scontri e incongruenze grossolane: Deidara, solo per fare un esempio, sorvola indisturbato il Villaggio della Sabbia a cavallo di un enorme volatile d’argilla senza essere notato dalle guardie e poi perde stoicamente entrambe le braccia senza mostrare dolore o necessità di intervento medico. Gaara, una volta tratto in salvo, ci tiene a ringraziare in special modo Naruto, mentre Sakura, il cui contributo per una volta è stato essenziale, non riceve neanche un grazie, neppure da Kankuro. Lei, comunque, sembra non farci caso. A riconoscere il suo valore, alla Foglia come alla Sabbia, non sono né il maestro al quale è stata assegnata né le figure maschili che incontrerà strada facendo: se è diventata più forte lo deve a Tsunade e se è riuscita a fronteggiare Sasori lo deve a Chiyo; così, se dopo anni la vediamo finalmente efficace, è grazie alla fiducia che altre donne ripongono in lei.

Nel Team 7 le si chiedeva di non dare fastidio, non intromettersi, non intralciare, non dire, non fare, non preoccuparsi. Tsunade le chiede di crescere, di assumersi delle responsabilità. Una richiesta del genere implica fiducia, anche quando viene avanzata con durezza.

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Una giornata a Narni

La fine dell’estate è uno dei periodi migliori per le gite fuori porta; le giornate ancora lunghe e le temperature gradevoli sono perfette per visitare piccoli centri e godersi lunghe camminate lontano dalle grandi città, tutte attività che apprezzo molto.

A settembre, grazie all’organizzazione di Gabriele, è stata la volta di Narni, un caratteristico borgo umbro di origini antichissime. Si trova sul fiume Nera, è una delle sedi dell’Università di Perugia ed è raggiungibile anche in treno. Per chi arriva in macchina, sono presenti dei parcheggi fuori dalla ZTL ed eventualmente ascensori per raggiungere il centro del paese, che si trova in posizione soprelevata. Essendo un posto poco dispersivo, è godibile anche in gruppi numerosi.

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La città incantata – Recensione

La città incantata (Sen to Chihiro no kamikakushi) è un pluripremiato film diretto da Hayao Miyazaki, uscito per la prima volta nel 2001. E’ un’opera che si presta a vari livelli di lettura ed è carica di simbolismi, molti dei quali connotati culturalmente e dunque non sempre rilevabili da un pubblico occidentale. Per via della sua atipicità, lascia una forte impressione nello spettatore anche nei giorni successivi alla visione, proprio come fanno alcuni sogni. La scenografia è straordinariamente varia e ricca di dettagli, negli interni curati come nei paesaggi suggestivi; bellissime le scene contemplative. L’autore è allusivo e lascia campo libero alla fantasia del pubblico: non spiega tutto né dell’universo che ha creato né dei personaggi.

La storia è quella della piccola Chihiro che, in procinto di traslocare, si trova catapultata in uno stabilimento termale per spiriti, i genitori trasformati in maiali dalla strega Yubaba. Al di là dell’elemento magico, l’unicità sta nel fatto che degli spiriti frequentino dei bagni, paghino per questo e ci siano moltissimi dipendenti pronti a soddisfarli. Sono spiriti che arrivano in barca, mangiano e passeggiano in un miscuglio di soprannaturale e quotidiano, una rielaborazione onirica della realtà dove l’attaccamento al denaro gioca un ruolo importante. La pioggia che genera un mare meraviglioso, la vecchia Yubaba madre di un neonato ipocondriaco, un treno che non torna mai indietro, sono del tutto plausibili per un sognatore: c’è un fortissimo stacco tra l’iperrealismo dell’incipit, quando Chihiro e i suoi genitori, famiglia del 2000, partono per la loro nuova casa, e tutto ciò che viene mostrato dopo.

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