La città incantata – Recensione

La città incantata (Sen to Chihiro no kamikakushi) è un pluripremiato film diretto da Hayao Miyazaki, uscito per la prima volta nel 2001. E’ un’opera che si presta a vari livelli di lettura ed è carica di simbolismi, molti dei quali connotati culturalmente e dunque non sempre rilevabili da un pubblico occidentale. Per via della sua atipicità, lascia una forte impressione nello spettatore anche nei giorni successivi alla visione, proprio come fanno alcuni sogni. La scenografia è straordinariamente varia e ricca di dettagli, negli interni curati come nei paesaggi suggestivi; bellissime le scene contemplative. L’autore è allusivo e lascia campo libero alla fantasia del pubblico: non spiega tutto né dell’universo che ha creato né dei personaggi.

La storia è quella della piccola Chihiro che, in procinto di traslocare, si trova catapultata in uno stabilimento termale per spiriti, i genitori trasformati in maiali dalla strega Yubaba. Al di là dell’elemento magico, l’unicità sta nel fatto che degli spiriti frequentino dei bagni, paghino per questo e ci siano moltissimi dipendenti pronti a soddisfarli. Sono spiriti che arrivano in barca, mangiano e passeggiano in un miscuglio di soprannaturale e quotidiano, una rielaborazione onirica della realtà dove l’attaccamento al denaro gioca un ruolo importante. La pioggia che genera un mare meraviglioso, la vecchia Yubaba madre di un neonato ipocondriaco, un treno che non torna mai indietro, sono del tutto plausibili per un sognatore: c’è un fortissimo stacco tra l’iperrealismo dell’incipit, quando Chihiro e i suoi genitori, famiglia del 2000, partono per la loro nuova casa, e tutto ciò che viene mostrato dopo.

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Traduzione e scrittura creativa, due mondi intrecciati

Il mondo della scrittura creativa e quello della traduzione sono profondamente vincolati.
Basti pensare alla semplice traduzione di romanzi, o anche all’adattamento di film e telefilm.

Analizziamo alcuni punti d’interesse che sorgono da questo “vincolo”.

Strategia traduttiva di tipo straniante vs addomesticante

Una problematica molto importante è come tradurre elementi di altre culture.
Nello specifico, gli elementi culturospecifici, ovvero quei termini che fanno riferimento a un qualcosa di strettamente connesso alla cultura straniera, danno spesso aria a dibattiti.
Questi elementi pongono una grossa sfida traduttiva in quanto, spesso e volentieri, se lasciati intatti, non permettono al pubblico della cultura di arrivo di comprenderne il senso, rischiando quindi di stranirlo (ciò che si definisce strategia traduttiva di tipo straniante).

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