Acolnahuacatl e il Mictlan – Pillole di Folklore # 60

Acolnahuacatl (noto anche come Acomiztli) era un dio della mitologia azteca. Non si hanno molte informazioni su di lui e il suo ruolo preciso nella religione degli aztechi non è del tutto chiaro. Si sa con certezza che era una divinità del Mictlan, il livello inferiore del mondo sotterraneo in cui riposavano gli spiriti dei morti. Le uniche anime che non accedevano al Mictlan erano quelle dei guerrieri e delle donne morte a causa del parto. I primi, dopo il decesso, si univano agli aiutanti del sole e portavano avanti la loro guerra quotidiana contro le tenebre per quattro anni, dopodiché si tramutavano in colibrì o farfalle. Le seconde, invece, si congiungevano al sole per quattro anni e in seguito diventavano degli spiriti vaganti, che si aggiravano di notte per tutto il mondo.

Acolnahuacatl governava sul Mictlan assieme ad altri dei come Ciucoatl e Chalmecatl. Si occupava di custodire l’ingresso al regno dei morti, impedendone l’accesso ai vivi. Veniva rappresentato come un puma nero in grado di emettere un ruggito sovrannaturale. Acolmiztli, uno dei suoi nomi, significa “felino forte” o “braccio di puma” nella lingua Nahuatl parlata dal popolo azteco.

L’omino del sonno/ Sandman – Pillole di Folklore # 59

Nel folklore di varie culture del nord Europa esiste un personaggio delle fiabe in grado di donare sogni felici ai bambini spargendo sabbia magica sui loro occhi mentre sono addormentati. È l’omino del sonno, noto anche come Sandman o, nella fiaba scritta da Hans Christian Andersen, Ole Lukøje. Un personaggio simile esiste anche nel folklore rumeno e prende il nome di Moș Ene.


In origine, l’omino del sonno veniva usato come spauracchio per indurre i bambini ad andare a letto presto (un po’ come il classico uomo nero). Se non ubbidivano, Sandman faceva loro una visita notturna ben poco piacevole. Gettava sabbia nei loro occhi, inducendoli a sfregarli fino a farli uscire dalle orbite. Poi li raccoglieva e li dava in pasto al suo mostruoso uccello domestico che viveva sulla cresta della luna.
Questa versione dell’omino del sonno aveva un aspetto grottesco, caratterizzato da lunghe dita, denti affilati, pelle smunta e in decomposizione, come quella di un cadavere. Necessitava di nutrirsi una sola volta per notte, ma non mancavano i casi in cui uccideva solo per il gusto di farlo.

Alcuni hanno ipotizzato l’esistenza di due omini del sonno: uno buono e intenzionato a portare ai bambini dei sogni stupendi e uno malvagio e crudele, mosso da ambizioni ben più sinistre.
Nel periodo moderno, la leggenda di Sandman vive ancora nella cultura popolare grazie all’omonima serie a fumetti di Neil Gaiman (da cui è stata tratta una serie tv) e alla presenza del personaggio in vari media, tra cui la celebre serie inglese Doctor Who e il film “Le cinque leggende”.

Ganesha, il signore del buon auspicio – Pillole di Folklore # 58

Figlio di Shiva e Parvati, Ganesha è una delle divinità più note e venerate della religione induista. Le sue caratteristiche fisiche lo rendono inconfondibile: chi vede un dio con la testa da elefante, una zanna spezzata, quattro braccia e il ventre prominente sa di trovarsi di fronte a Ganesha. È il signore del buon auspicio e dona ai suoi fedeli buona sorte e prosperità. Viene invocato prima dell’inizio di un’attività, sia essa un viaggio, un nuovo lavoro, una cerimonia o qualsiasi altro evento significativo. I canti devozionali (bhajan) iniziano sempre con un inno a Ganesha, il distruttore degli ostacoli (fisici o spirituali) che si possono trovare lungo il cammino.

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Thoth, il dio della luna – Pillole di Folklore # 57

Nella mitologia egizia, Thoth era il dio della luna, della scrittura, della saggezza, della magia, del tempo, della geometria e della matematica. Era noto come il dio ibis e veniva spesso rappresentato con la testa da uccello e il resto del corpo da essere umano. Era il patrono degli scribi, proprio come Nisaba nella mitologia sumera. Fu proprio lui a inventare la scrittura.

Thoth svolgeva ruoli di varia natura all’interno della mitologia egizia. Oltre ad essere il segretario e il visir di Ra, aiutava anche Osiride durante il rito della psicostasia. Nella teogonia di Ermopoli veniva considerato come una delle divinità che avevano creato il mondo.

In quanto dio della luna, veniva associato a tutti i rituali religiosi e agli eventi civili regolati dalle fasi lunari.

Assieme a Seshat, un’altra dea della scrittura, scriveva i nomi dei defunti e le loro imprese sulle foglie di Ished, l’albero sacro che cresceva nel mondo degli dei.

Per approfondire:

https://tanogabo.com/thot-il-dio-degli-scribi/

http://www.escatologia.it/CRY_THOTH.htm

Le sirene – Pillole di Folklore # 56

Nate dalla penna di Omero, le sirene fanno ormai parte da secoli dell’immaginario collettivo e sono presenti in varie opere moderne di narrativa fantastica. Vengono comunemente rappresentate come delle creature metà donna e metà pesce dai lunghi e bellissimi capelli. Tuttavia nella mitologia greca la parte inferiore del loro corpo aveva delle caratteristiche in comune non con i pesci, bensì con gli uccelli. Anche le arpie potevano contare su tratti fisici simili, ma nel loro caso l’unica parte del corpo in comune con gli esseri umani era il volto.

Nell’Odissea, le sirene vivevano in un’isola nei pressi di Scilla e Cariddi e incantavano i marinai con le loro canzoni, per poi ucciderli senza pietà nel momento in cui raggiungevano la terra ferma. L’isola in cui queste infide creature dimoravano era infatti disseminata di ossa umane. Quando cercarono di fermare il viaggio del prode Odisseo, lo fecero promettendo all’eroe una conoscenza infinita. Lui, ricordando i saggi consigli di Circe, tappò le orecchie dei suoi uomini con la cera e si fece legare stretto all’albero maestro. Riuscì così a resistere agli inganni delle sirene e al loro canto.

Per approfondire:

https://tanogabo.com/il-mito-delle-sirene/

Le Banshee – Pillole di Folklore # 55

La Banshee è un essere mitologico presente sia in Irlanda che nelle Highland scozzesi. Si tratta di uno spirito femminile che indossa un abito verde e una mantella grigia. Nonostante l’aspetto gradevole, le sue apparizioni sono nefaste poiché annunciano la morte di un membro della famiglia o del clan a cui è legata. Quando avverte l’imminente morte di un famigliare, la Banshee inizia a piangere con disperazione. Se a morire è invece il membro di un clan rivale, lo spirito celebra l’evento con urla di gioia.

È probabile la figura delle Banshee derivi dalle “keeners”, le donne che, nella cultura celtica, venivano pagate per cantare durante i funerali e piangere accanto alle tombe dei defunti.

Una Banshee molto nota è Bean Nighe (“la lavandaia”). Pare che sia stata più volte avvistata dai viaggiatori nei pressi di alcuni specchi d’acqua mentre era intenta a lavare il sudario di una persona destinata a morire di lì a poco. Con un po’ di coraggio, è possibile avvicinarsi allo spirito e scoprire il nome di chi sta per perdere la vita e avere qualche anticipazione sul proprio destino.

Per approfondire:
https://www.celtic-weddingrings.com/celtic-mythology/legend-of-the-banshee
https://mythology.net/mythical-creatures/banshee/

L’unicorno – Pillole di Folklore # 54

Noto anche come licorno o leocorno, l’unicorno è una creatura mitologica. Ha le sembianze di un cavallo dal manto candido come la neve e dotato di un lungo corno avvolto a spirale sul capo. In alcune rappresentazioni ha anche una coda da leone. Il suo nome latino deriva dall’unione del prefisso “uni-” e del sostantivo “cornu” ed è traducibile come “un solo corno”. A differenza di quel che si potrebbe pensare, il mito dell’unicorno non è nato in occidente, bensì in oriente, più precisamente nelle zone tra l’India e la Cina. La primissima descrizione dell’animale, presente nel libro Li-ki, è però molto diversa da quella a cui siamo abituati e ricorda molto l’aspetto del Kirin, un’altra creatura mitologica.

L’unicorno simboleggia la purezza e in alcune versioni della leggenda vicine alla cultura cristiana solo una vergine può addomesticarlo. Rappresenta, inoltre, la saggezza.

Il suo corno è molto prezioso e nel medioevo si pensava che fosse in grado di neutralizzare i veleni. Sembra però che la rimozione del corno sia fatale per la creatura.

https://www.britannica.com/topic/unicorn

Padova, la città dei “senza”

Il mese di giugno vede questa città in fermento per la sua festività più sentita: le celebrazioni per il patrono Sant’Antonio. Stiamo parlando di Padova, città famosa, oltre che per la sua basilica, per l’università e per l’Orto Botanico.

Per gli appassionati di stranezze, tuttavia, Padova è nota anche per essere famosa come la città dei “senza”. Ma “senza” cosa? Scopriamoli insieme.

1. Il Santo senza nome

Basilica di Sant’Antonio
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Epona, la dea dei cavalli – Pillole di Folklore # 53

Nella mitologia celtica, Epona era la dea dei cavalli e della fertilità. Era legata anche alle proprietà benefiche delle acque termali (proprio come la divinità italica mefite). Veniva spesso rappresentata con in mano una cornucopia, chiaro simbolo di abbondanza, mentre cavalcava un cavallo alla amazzone. In alcune statuette è raffigurata assieme a dei puledri che la seguono o mangiano dalle sue mani. Talvolta viene seguita anche da cani e uccelli.

I celti consideravano il cavallo un animale sacro e ritenevano che portasse fortuna. Non si nutrivano della sua carne (se non in rarissime occasioni) e, quando moriva, lo seppellivano assieme al suo padrone. I cavalli che perivano in battaglia ricevevano addirittura una sepoltura rituale.

Probabilmente, la ragione per cui Epona viene in alcuni casi rappresentata con in mano un mazzo di chiavi è legata al fatto che i cavalli venivano associati all’aldilà e che si pensava che fossero loro a guidare le anime dei defunti dopo la morte.

Per approfondire:

https://www.ethnos.biz/storia-simbologia/simboli-celtici/la-dea-epona-e-il-cavallo

http://ontanomagico.altervista.org/epona.html

http://www.ilcalderonemagico.it/dee_Epona.html

Giano Bifronte, il dio degli inizi – Pillole di Folklore # 52

Giano è una delle divinità più importanti della mitologia romana. È il dio degli inizi e ha due volti con cui può osservare sia il passato che il futuro. In alcune versioni del mito ha ben quattro facce e ognuna rappresenta un punto cardinale. A differenza di molte altre divinità della mitologia romana, Giano non deriva né da un dio della mitologia romana né da un dio della mitologia etrusca. È possibile che il suo culto sia nato nell’Italia pre-romana, in un’epoca in cui le divinità venivano principalmente associate al ciclo della semina e della raccolta.

Un’altra caratteristica unica di Giano è che non è imparentato con le altre divinità. Lui esiste da sempre e non è stato generato da nessuno. È anzi un dio creatore, molto probabilmente responsabile dell’inizio del mondo.

Oltre a essere il dio di tutti gli inizi (siano essi materiali o immateriali), è anche il dio del passaggio e viene spesso associato alle porte e ai ponti. Anche il mutamento, inteso come un passaggio da uno stato all’altro, è legato a Giano.

In tempo di guerra, non era raro entrare nei tempi dedicati a Giano per fare sacrifici e pregare per il successo delle imprese militari.

Per approfondire:

https://www.lettera43.it/it/guide/cultura/2013/10/28/chi-e-giano-bifronte/1853/

http://www.sapere.it/enciclopedia/Giano+%28religione%29.html

http://www.ilsapere.org/il-dio-giano/