Il breakdown e le sconfitte dei villain in scrittura

In narrativa, a un villain è frequentemente associata una battaglia finale e la consecutiva sconfitta.
Tuttavia, un aspetto molto sottovalutato di questo momento climax è proprio come la sconfitta del villain viene gestita.
Solitamente si spera di arrivare all’epico showdown finale, e che tutto si scriva da sé. Ma non sempre è così.

Un breakdown, di norma, è quel momento in cui un villain apparentemente invincibile perde tutta la sua compostezza e viene ridotto a un ammasso patetico strisciante dallo sforzo del protagonista.
Dovrebbe essere quindi un momento che cattura e coinvolge il pubblico.
È difficile dire cosa renda ben funzionali queste scene, ma mi atterrò al classico proverbio: “più grossi sono, più rumore fanno quando cadono”.
Nell’articolo della copertina vediamo Cell di Dragon Ball, l’essere perfetto composto dal DNA dei guerrieri più potenti, che viene ridicolizzato da Gohan, un bambino ritenuto non degno di considerazione quasi dallo stesso gruppo di guerrieri di cui fa parte.

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Character regression: è sempre un errore?

Agli occhi dei fan, veder regredire un personaggio è qualcosa che, spesso, non funziona, e diviene dunque oggetto di critiche.
Vedere un personaggio svilupparsi, crescere, maturare mentalmente e superare tantissime, ardue prove, per poi commettere gli stessi, identici errori è spesso oggetto di critica, se non addirittura alienazione da parte del fanbase.

Ma è sempre un errore far regredire un personaggio? Parlerò di me stesso.
Un anno fa ero abbastanza diverso caratterialmente. Ero più palestrato, più sicuro di me stesso, più disilluso. Magrissimo, forse troppo. Tant’è che Emanuela, la mia ragazza, diceva che avevo tutta un’altra aura nelle foto che mettevo.
Un anno dopo, mi ritrovo a postare foto buffe con Emanuela e con due-tre chili in più, senza preoccuparmene troppo, ma senza nemmeno ritornare ai problemi che avevo una volta.
Questo è avvenuto semplicemente perché, nel 2020, ho affrontato il periodo più duro e triste nella mia vita e, nel 2021, l’ho superato (di più in questo articolo).
Si potrebbe dire che una parte di me è “regredita”, ma in realtà è diverso, si è rilassata.

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Ma come meme lo dici?

A tutti piacciono i meme.
O per lo meno vedendone uno hanno riso. Oppure mentono.

A meno che non si viva sotto un sasso o si decida di meditare nel deserto per giorni senza alcun contatto col mondo esterno, quando si dice ‘meme’ si ha ben presente cosa sia. Ed è questo il loro grande potenziale: oltre alla risata c’è di più. Che li si trovino normie o dank al punto giusto, i meme fanno molto più che inclinare all’insù la bocca tanto che molti hanno iniziato a vedere in loro delle vere e proprie opere d’arte – con buona pace dei critici amanti della tradizione.
Devono tutto alla loro universalità e alla loro capacità di veicolare in modo coeso un messaggio ben preciso capace di andare ben oltre le barriere linguistiche. Come spiega la storica dell’arte Valentina Tanni, infatti, “il meme è un linguaggio artistico, un processo collettivo di appropriazione e manipolazione di altri mondi dove le persone modificano ogni volta il significato di un’immagine”. Non male per un meme.

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Affrontare mentalmente l’editing di un romanzo

Quando conclusi il mio romanzo Ascend-ent, mi trovai di fronte a una scelta: pubblicarlo così com’era, magari dopo una veloce (e noiosa) risistemata superficiale, oppure affidarmi a un editor professionista e pubblicare la versione migliore possibile del mio romanzo.

Il mio scopo era (ed è anche adesso) quello di pubblicare un ottimo romanzo, che non necessiti di sequel e che riesca a intrattenere il lettore. Scelsi così di rivolgermi a un professionista. Fato ha voluto che fosse Sara Coradduzza, editor professionista dell’agenzia Progetto Scrittura (intervista all’agenzia qui, profilo LinkedIn di Sara qui per chi fosse interessato a contattarla).

Non ero nuovo a dover “rivoluzionare” il mio lavoro, avendo lavorato a storie che hanno necessitato una revisione radicale, ma era la prima volta che dovevo affrontare una revisione assistito da una professionista che avrebbe trovato ogni pelo in qualsiasi uovo.

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“Narrare il sogno degli intercessori” – Il saggio di Federico Maestri su Final Fantasy X (segnalazione)

Buongiorno a tutti, cari lettori!
Oggi, per la prima volta in assoluto, ho il piacere di segnalarvi un libro che ho avuto la fortuna di veder nascere in qualità di beta reader. Si tratta di “Narrare il sogno degli intercessori – Lore, world building e stile comunicativo di una storia fantasy efficace” ed è un saggio dedicato agli aspetti narrativi di Final Fantasy X, uno dei capitoli più amati della saga ideata da Hironobu Sakaguchi.


Federico Maestri ha messo il gioco sotto la lente di ingrandimento, andando a svelare ogni dinamica della sua complessa struttura narrativa in modo preciso, chiaro ed esaustivo. Nel saggio troverete dei capitoli dedicati ai personaggi più importanti dell’avventura (da Tidus a Seymour, passando per Yuna, Auron, Wakka ecc.), al credo di Yevon e al suo profondo impatto sulla cultura di Spira, a Zanarkand e a tanti altri elementi che hanno reso unico il decimo capitolo di Final Fantasy. Le analisi presenti nel testo si basano sugli insegnamenti di scrittori, sceneggiatori e saggisti come Joseph Campbell, Christopher Vogler, Brandon Sanderson e Robert McKee. Durante la lettura sarà dunque possibile scoprire (o approfondire) concetti come “il viaggio dell’eroe”, “la semina e il raccolto” e “le leggi sulla magia”.

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Storie plot-driven e character-driven: quali sono le differenze?

Si tende spesso a suddividere le storie in due macrotipologie: “character-driven” e “plot-driven”. Come suggeriscono i nomi, in un caso si tende a porre in primo piano i personaggi e i loro conflitti interiori, mentre nell’altro sono gli eventi che si susseguono a fare la parte del leone. Entrambi gli approcci possono portare a dei risultati più che dignitosi, a patto che lo scrittore riesca a evitare alcune trappole piuttosto insidiose e a trovare il giusto equilibrio tra gli elementi che compongono il racconto.

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Gli underdog: personaggi per cui possiamo tifare

L’underdog in narrativa è un archetipo di personaggio, quell’archetipo per cui ti viene voglia di tifare, che vorresti aiutare, che vorresti vedere trionfare.
Nella sua goffaggine e sfortuna, raramente trionfa. Ma sappiamo tutti che lui è felice così.

Per definire più correttamente l’archetipo, si potrebbe quasi dire che l’underdog è quasi l’opposto, ovviamente scritto in modo credibile ed equilibrato, di una Mary Sue: di origini povere, bistrattato e allontanato dai compagni, meno dotato e quindi sempre in secondo piano a scuola o sul lavoro, bruttino, mai guardato da nessuna ragazza, ecc ecc.
Ribadisco che queste caratteristiche non devono essere gonfiate di proposito, pena il cercare di rendere “simpatetico apposta” il personaggio.

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Un manoscritto di mano in mano ft. Progetto Scrittura – Michela Alfano, Sara Coradduzza, Mariana Magrotti, Beatrice Spada

Benvenuti! Per quest’occasionale speciale abbiamo non una, non due persone, ma un’intera agenzia letteraria che si è offerta di dedicarsi a quest’intervista!
Quindi, prima di tutto, grazie di cuore per la vostra partecipazione, Michela, Sara, Mariana e Beatrice. Il blog Pillole di Folklore e Scrittura è onorato e felice di potervi ospitare.
Volete iniziare presentandovi, e spiegando in cosa consistono i vostri ruoli, e di cosa si occupa l’agenzia più nel dettaglio?

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Qual è la differenza tra parole, battute e caratteri? E cos’è una cartella editoriale?

Quando si è alle prime armi con la scrittura, può capitare di fare un po’ di confusione fra tre termini: “parole”, “battute” e “caratteri”. Questi lemmi, apparentemente simili, si riferiscono a tre concetti diversi ed è bene conoscerli per comprendere meglio il mercato editoriale. Scopriamo assieme quali sono le differenze.

Nei programmi di videoscrittura, come Microsoft Word, le “parole” sono tutti i lemmi che vanno a comporre il nostro testo. Nel loro conteggio non sono inclusi gli spazi o i segni di punteggiatura. Uscendo un attimo dai programmi di videoscrittura, nel mercato editoriale ogni parola corrisponde a sette battute (sei caratteri alfanumerici più lo spazio) in italiano e a sei battute in inglese (cinque caratteri alfanumerici più lo spazio). Conoscere questi parametri è piuttosto utile per varie categorie professionali, dagli editor ai traduttori.

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Raccontare con gli audiobook ft. Marco Fortino

Benvenuti in questo nuovo articolo d’intervista! Per questa occasione, abbiamo come ospite Marco Fortino, che ha scritto e lavorato su un audiobook, disponibile su YouTube.

Essendo la tematica interessante, ho deciso di intervistare Marco sull’argomento. Dunque, benvenuto, e grazie per averci onorati con la tua presenza! Siamo felici di averti come ospite su Pillole di Folklore e Scrittura.

Ti va di presentarti, raccontandoci in che modo è nata la tua passione per la scrittura e si è poi evoluta in produzione di audiobook?

Ciao Gabriele, grazie a te per l’interesse! Molto sinteticamente: vivo a Parma e scrivo per passione da molti anni, ma ho deciso di pubblicare solo recentemente il mio primo libro, “Soli e Imperfetti”, che è una raccolta di racconti. Gli audiobook hanno rappresentato un passaggio fondamentale nella pubblicazione del libro: da tempo seguivo il canale YouTube di Lorenzo Loreti, un doppiatore che si dedica anche alla lettura di romanzi e racconti sia di Stephen King che di scrittori emergenti. Mi è venuta l’idea di fargli leggere un mio racconto e di usarlo poi come “trampolino promozionale” per il mio libro. Da lì è partito tutto.

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